Il film è già visto.
Così come in Grecia, ora in Spagna,
domani all'Italia.
E le dinamiche economiche sono
identiche.
Non è solo, come vorrebbero farci
credere, attacco speculativo. Sono i risultati dell'euro, vale a dire
di quel perverso meccanismo monetario che ha visto l'aggancio
(nominale 1-1) di monete più deboli a monete più forti.
Senza dover essere per forza dei geni
in economia, secondo voi, quali erano le monete più deboli prima
dell'entrata nell'euro?
Bene, ci siamo capiti.
E' un film già visto con l'Argentina,
che agganciò la sua moneta al dollaro con conseguenze disastrose
causate (all'origine del processo), così come nei paesi oggi in gravissima crisi di
debito sovrano, dall'impennata del debito privato (cittadini
e imprese) dovuto all'afflusso di capitali esteri nel paese.
Oggi
gli stati europei in difficoltà sono gravati da interessi da strozzo
sui propri debiti, il pagamento dei quali sta avvitando consumi,
produzione e investimenti in una parabola discendente disastrosa.
Le
politiche imposte dal potere politico europeo (nelle sue componenti decisive e determinanti non eletto
democraticamente) ai vari paesi in difficoltà sono l'espressione di
una volontà politica criminale a danno delle condizioni di vita di
centinaia di milioni di europei. I vari paesi come Grecia,
Portogallo, Spagna, Italia, i cui parlamenti, tra le altre cose,
votano a occhi chiusi (e senza informare la gente) ulteriori trattati
come il Fiscal Compact
e il MES che
aggravano la situazione e inibiscono qualsiasi possibilità di
manovra alternativa per i governi nazionali, si trovano così chiusi
nella morsa degli interessi sul debito, del rispetto dei parametri
economici imposti dall'Europa, dell'impossibilità a far ripartire
gli investimenti (e figurati la crescita!) perchè ormai privi di
qualsiasi strumento di politica economica usurpati dall'assurda e
inaccettabile costruzione europea.
Il
perdurare della crisi non è solo l'incapacità dei governi nazionali
a produrre politiche adeguate. Certamente a fronte delle scelte del
governo Monti, se ne sarebbero dovute affrontare altre. Ma anche
ammesso che il governo Monti fosse sostituito da un governo che
decidesse immediatamente politiche di redistribuzione del reddito per
far ripartire i consumi e gli investimenti, o che operasse scelte di
recupero fiscale da fantascienza (abbassando l'imponibile totale), o qualsiasi altra politica
differente e più efficace, il default sarebbe solo rimandato. Perchè
il default dei paesi della cintura mediterranea, è sostanzialmente
programmato nel meccanismo monetario denominato Euro.
Qualsiasi
governo NON ha più la possibilità di implementare la propria
politica economica e fiscale autonoma e questo perchè trattati come
il Fiscal Compact e il MES, entrambi sotto il cappello del Trattato di
Lisbona, lo impediscono loro. Se poi a questo aggiungiamo la volontà
politica di favorire i paesi già più forti (Germania, Francia ecc),
il cerchio si chiude.
La
domanda che viene spontanea è: per quali interessi lavorano il
Governo Monti, quello Raoy o quello Samaras? A vedere da quello che
stanno facendo, non certo per gli interessi dei cittadini e delle
imprese del proprio paese. Semmai per chi finirà di spolpare i
patrimoni pubblici ancora in mano agli Stati, cioè multinazionali e
capitali privati.
Non
c'è via di scampo.
Rimanere
nell'euro per questi paesi, equivarrebbe all'eutanasia economica e
sociale.
L'unica
vera e reale alternativa per risollevarsi dalla crisi senza causare
ulteriori e irreversibili danni sociali ed economici a paesi come il
nostro, è quella di abbandonare l'euro e i trattati europei,
ripristinare la sovranità monetaria e politica, nazionalizzare il
settore bancario e assicurativo (compresa la Banca d'Italia che
dovrebbe stampare moneta per conto e in nome dei cittadini italiani),
disgiungere le attività di banche commerciali e banche di
investimento, ri-nazionalizzare le aziende strategiche del paese e
non pagare il debito
estero.
Non
ci sono alternative.
Si
può argomentare qualsiasi cosa, criticare qualsiasi cosa, ma l'unica
strada per rimediare a questa crisi che ci sta trascinando nel
baratro, è questa.
Senza
questi passaggi il destino coloniale dei paesi della cintura
mediterranea è segnato non solo dai fatti economici esogeni (il mercato, la finanza, la speculazione), ma è artatamente programmato a tavolino dalle politiche europee.
Vogliamo
ritornare ad essere un paese economicamente forte o diventare il
“bacino di utenza” di manod'opera a basso costo per paesi e
aziende straniere?
Vogliamo
ridare un minimo di speranza alle nostre famiglie o sprofondarle
nell'angoscia e nella precarietà ad infinitum?
Vogliamo
garantire un futuro degno di questo nome ai nostri ragazzi o vogliamo
condannarli, nel migliore dei casi, ad emigrare in cerca di fortuna
come negli anni '50 in giro per il mondo?
(Francesco
Salistrari)
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