di Francesco Salistrari
Oggi, il mercato, dopo il crollo del socialismo reale, domina incontrastato praticamente su tutto il pianeta e nel corso dell’ultimo trentennio, abbiamo assistito ad una trasformazione radicale del potere mondiale e degli stessi connotati sociali dell’esercizio di tale potere.
Come ci ha insegnato Karl Polany, il grande sociologo e
filosofo del ‘900, il mercato autoregolato gettò il mondo nella tragedia delle
due guerre mondiali.
Oggi, il mercato, dopo il crollo del socialismo reale,
domina incontrastato praticamente su tutto il pianeta e nel corso dell’ultimo
trentennio, abbiamo assistito ad una trasformazione radicale del potere
mondiale e degli stessi connotati sociali dell’esercizio di tale potere.
Se c’è una cosa che balza agli occhi distintamente, da
un’osservazione attenta della nostra storia recente e attuale, è che è sempre
più chiaro come le forme del potere assunto nel corso di tutto il ‘900, a
seguito dei grandi rivolgimenti causati dalle due guerre mondiali, lungi dal
rappresentare un lento ma progressivo avanzamento sociale verso connotazioni
sempre più libere e democratiche, al contrario si sono espresse essenzialmente
nel suo contrario.
La svolta autoritaria del potere politico occidentale è
legata indissolubilmente all’allargamento sistematico dei confini,
dell’autonomizzazione e dell’incidenza del sistema dei mercati a livello
globale. La libera circolazione dei capitali, sancita progressivamente da tutta
una serie di trattati internazionali, colpi di stato, rivoluzioni, finte
rivoluzioni, guerre, massacri e genocidi, nonché il sorgere di grandi organismi
sovranazionali controllati dalle banche e dalle grandi corporations
ultracapitaliste (FMI, WTO ecc), hanno determinato una sempre minore
rispondenza delle istanze democratiche sociali del mondo a quelle degli
interessi e delle centrali del potere mondiali.
In altre parole si è determinato un cortocircuito tra la
base sociale di massa del sistema e le elites del potere che, attraverso i
nuovi strumenti della finanza mondiale (allocazione libera da vincoli statali
delle risorse, scambio illimitato e velocissimo di capitali attraverso gli
strumenti elettronici e la rete, ecc.) hanno potuto stabilire un diverso
livello di governance politica al di fuori di qualsiasi controllo democratico.
Se a questo aggiungiamo il fatto che con un utilizzo
scientifico degli strumenti di comunicazione di massa, dell’insegnamento, della
cultura e dell’arte, è stata creata una visione del mondo univoca,
inemendabile, che si autoriproduce nella mercificazione dell’immaginario
collettivo; una filosofia che vede nell’individualismo esistenzialista e nella
condanna sistematica dell’idealismo antiadattivo, il corollario ideologico di
una nuova religione laica, mondiale, che tende ad assolutizzare e spostare
nella sfera dell’intrascendenza il sistema dei mercati internazionali; ecco che
abbiamo un quadro molto chiaro di come oggi si esprime il potere e il controllo
sociale a livello mondiale.
Tutto questo ha condotto ad un’evoluzione delle forme del
potere politico ed economico che ha trasceso la “democrazia rappresentativa”
come modello di imposizione dei rapporti sociali di forza.
La democrazia rappresentativa a base statuale, cardine e
strumento del potere politico del blocco sociale (passato alla storia come
“borghesia”) che ha tenuto le fila del gioco per tre secoli, oggi non è più
funzionale agli interessi, alle regole e agli attuali rapporti sociali di forza
mondiali.
Assistiamo pertanto in tutto l’occidente, ad una costante e
determinata erosione complessiva degli impianti “democratici” adottati dal
secondo dopoguerra in poi. Assistiamo all’eliminazione sempre più marcata di tutti
quegli spazi democratici in cui la società avrebbe potuto (e in parte già
esprimeva) la propria volontà.
La distruzione sistematica delle democrazie occidentali, pur
con tutti i distinguo e le differenze geografiche e culturali e le cadenze
storiche con cui tale distruzione è stata imposta, avviene essenzialmente
attraverso due binari: lo svilimento e la modifica delle Carte Costituzionali figlie
del dopoguerra antifascista e la cessione di sovranità ad organismi
sovranazionali svincolati dal controllo democratico (Unione Europea, Trattati
Commerciali, FMI, Banca Mondiale, sistema monetario).
Il primo secolo del nuovo millennio, diventa dunque, il
secolo di un nuovo e più sottile totalitarismo. Un totalitarismo politico ed
economico che si esprime attraverso la grande manipolazione della coscienza
globale, la mercificazione dell’esistente, l’accentramento del potere e la
forza delle armi.
Oggi, nel mondo, tutti i governi, tutte le forme di governo,
la gestione del potere, l’imposizione sociale delle regole dell’ordo
economicus, sono essenzialmente antidemocratiche ed autoritarie.
La libertà, spacciata dagli incantatori di serpenti della
politica, dello spettacolo e dei mass media, è una libertà fittizia, in cui
all’atomizzazione sociale è affiancata la totale sconfitta di quegli strumenti
difensivi di cui la società si era dotata all’inizio del secolo scorso per
contrastare lo strapotere del mercato autoregolato che minacciava la società
nel suo complesso. Strumenti (come partiti, sindacati, leghe, unioni,
esperienze collettive ecc.) che ove non siano completamente spariti
dall’orizzonte aggregativo sociale, hanno totalmente mutato la propria natura e
sono diventati parti integranti del meccanismo coercitivo sistemico.
Dunque se alla perdita dei propri baluardi difensivi
(ideologici e organizzativi), aggiungiamo la distruzione di qualsiasi reale
spazio democratico entro cui esercitare realmente la propria libertà e i propri
diritti, se a questo aggiungiamo ancora lo svuotamento complessivo delle
istituzioni democratiche e il loro relegamento a semplici orpelli istituzionali
(“riunioni di condominio allargate”), lo stato di salute del tanto osannato
“sistema democratico occidentale”, lo stesso per inciso che pretende di
“esportare democrazia” a suon di bombe, non sembra poi così ottimale.
Anzi, giace esangue, in un grande, lercio, letto d’ospedale.
Privato.
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