Quando scrivo, scrivo solo d'istinto.
Non penso mai a misurare i miei
sentimenti, né tantomeno a frenare le emozioni che si traducono in
parole.
Non so se questo sia un bene per uno
che fa dello scrivere la sua vita, ma di sicuro mi fa stare in pace
con me stesso.
Ed oggi, in un giorno così triste,
terribile, spaventoso, non posso non scrivere quello che sento.
E nel puzzo nauseabondo della strage
di Brindisi sento il tanfo di un lontano passato che ritorna.
Sento l'odore marcio del potere. Sento l'acredine della carne
bruciata di un popolo.
Sono vicino, commossamente vicino, alle
famiglie delle vittime, alla giovane Melissa portata via in un
lampo di follia disumana. Sono vicino al dolore di un'intera nazione
che ancora una volta assiste attonita all'ennesimo stupro della
democrazia nel nostro paese.
Una parola, democrazia, che in Italia
perde di senso e probabilmente non l'ha mai avuto.
Perchè il volto oscuro di un potere
che macina i corpi dei suoi figli con un cinismo disumano, atterrisce
e getta nello sconforto.
Lo sconforto di una città, delle
famiglie, schiacciate dal dolore di un gesto incomprensibile e
inaccettabile.
E' l'ennesimo episodio della rapacità
di quelle fiere nascoste nell'ombra del potere, nei corridoi dei
palazzi dove si decide il destino di una nazione, nelle riunioni
segrete di quelle strane e schifose fratellanze, in quel macigno che
pesa sul nostro popolo da tanto, troppo tempo.
E il dolore diventa ancora più forte e
lancinante quando vedo la gente spontaneamente che si riversa per
strada, forse solo per guardarsi negli occhi, per domandarsi l'un
l'altro “ma è tutto vero?”, per stringersi in un simbolico
abbraccio che sa di paura, ma anche di voglia di riscossa, di rabbia,
di indignazione. Ma rimango ancora più male quando scruto gli occhi
di chi è con me, oggi, nella mia Cosenza, e di tutti coloro che
completamente indifferenti mi sfilano accanto senza nemmeno
accorgersi della manifestazione, senza nemmeno chiedersi cosa stia
succedendo, senza nemmeno sentire la necessità di fermarsi un attimo
a pensare. E ti passano accanto mille volti sorridenti, mille
ragazzine truccate alla follia, famiglie con bambini nelle
carrozzine, completamente inconsapevoli, disinteressati. E mi guardo
in giro e vedo che a manifestare, mentre la vita tranquilla di un
sabato pomeriggio di città va avanti come se niente fosse, siamo
molti di meno di coloro che passeggiano, di tutti i ragazzi e le
ragazze della stessa età di Melissa che preferiscono passare il
solito sabato senza soffermarsi a pensare, almeno per un attimo, in
quale paese viviamo.
E poi comprendo che la manifestazione è
organizzata contro la mafia. Come se fosse certo che
l'attentato sia di stampo mafioso. E c'è anche chi cerca di
spiegarmi le ragioni per le quali deve essere stata la mafia. E cerca
di convincermi che se le associazioni attive contro la mafia sul
territorio di Brindisi danno molto fastidio alla criminalità
organizzata, è facile dedurne che l'attentato sia di stampo mafioso,
che sia la reazione violenta ad un affronto.
Senza però riflettere che la mafia di
Brindisi, o Sacra Corona Unita che dir si voglia, non ha nessun
interesse a scatenare un attacco di simile violenza ed impatto
emotivo. Che la mafia pugliese (ma qualsiasi mafia) non ha niente da
guadagnare da una militarizzazione (che ci sarà almeno per qualche
tempo) del territorio che controlla. Che non ha nessun interesse ad
attirare su di se così tante attenzioni e indignazione. Ed anche che
la mafia fino ad oggi non ha mai colpito dei bambini deliberatamente.
Non ha mai individuato nei bambini un bersaglio politico e
strategico. Perchè i bambini, anche per la mafia, NON possono
essere un obiettivo strategico.
E l'attentato di oggi NON è un
obiettivo strategico della mafia.
Logicamente non regge.
E per mille motivi.
Per mille ragioni che sarebbe anche
stucchevole andare a sondare.
In Italia le uniche stragi che hanno
colpito dei civili inermi sono sempre e solo state Stragi di Stato
(da Portella della Ginestra a
quelle dei terribili '92 e '93). Stragi di quel potere Nero
che si nasconde nei palazzi della politica (oggi in grave crisi come
allora), delle logge massoniche coperte, nei consessi del potere
finanziario (in questo senso si criminale), che nei periodi di grave
crisi come quella che stiamo oggi vivendo ha, sì!, tutto l'interesse
a destabilizzare una società intera per perseguire i suoi obiettivi
di ristrutturazione di cui ha bisogno per perpetuarsi, per impedire
escalation di democratizzazione del sistema, per impedire che sempre
più cittadini comprendano la necessità di un cambiamento che in
Italia si invoca dall'inizio dei tempi.
E nell'acre odore dell'esplosione di
oggi che ha portato via Melissa (e speriamo con tutto il cuore
nessun'altro) ad essere colpita al cuore, oggi, è la dignità di
un popolo intero. E la sua pretesa di voler dire no a questa
crisi che ci schiaccia, che ci umilia, che ci spinge a gesti estremi
(come il suicidio), che distrugge il nostro futuro e quello dei
nostri figli.
Oggi, in Italia, probabilmente è
cominciata l'agonia finale della nostra libertà.
E non ci sarà nulla da fare se
continueremo a lasciarci strumentalizzare, irretire, impaurire,
delegittimare, dalle bugie di questo potere oscuro così spudorato e
cinico, spietato ed estremamente deciso a non lasciare niente,
assolutamente niente, al caso o alla fortuna.
(Francesco Salistrari)
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