G8
Genova, luglio 2001.
A
ormai più di 10 anni di distanza, un evento storico. Un evento che ha inaugurato un'epoca e che ha dato una precisa svolta alla
storia del mondo occidentale.
Di
lì a poco meno di due mesi, sarebbe arrivato l'11 settembre,
la pietra tombale della democrazia americana.
Il
2001 è stato un anno cruciale. E' stato l'inizio di un nuovo
millennio non in termini temporali, ma sociali, economici e geopolitici.
L'inizio
del nuovo millennio comincia a Genova. Prosegue a New York e
Washington. Passa per l'Afghanistan e approda in Iraq.
Quattro
eventi storici fondamentali che hanno decretato la fine
sostanziale della democrazia rappresentativa di stampo
occidentale.
Il
G8 di Genova è un massacro. E' la messa al bando del diritto
a manifestare le proprie idee e opinioni. Ma prima di questo, il G8
di Genova è un laboratorio. E' un esperimento sociale.
E'
l'esportazione in occidente del modello sudamericano. E ha decretato
l'inizio di una nuova epoca per i rapporti sociali e le legittimità
costituzionali non solo in Italia, ma nel mondo occidentale nel suo
complesso.
La
militarizzazione della manifestazione, la repressione della protesta,
l'uso della provocazione organizzata (black block) come
incipit e giustificazione di tale repressione , ha sancito la fine di
ogni velleità per il movimento no-global mondiale di
raggiungere un qualsiasi risultato apprezzabile e tangibile. Il G8 di
Genova è stato utilizzato dalle classi dirigenti occidentali per
stroncare definitivamente qualsiasi opposizione al modello
socio-economico del neo-liberismo. La violenza estrema con cui sono
state affrontate le decine di migliaia di manifestanti,
l'organizzazione logistica dei percorsi dei cortei e delle zone
“colorate”, gli episodi scandalosi come quelli della scuola
“Diaz” e di Bolzaneto, sono solo le evidenze tangibili di un
disegno articolato e studiato ad arte per rendere al mondo un
messaggio molto chiaro: “Non si scherza più, da oggi dovrete
aver paura!”.
Non
sarà tollerata più qualsiasi messa in discussione sistematica del
sistema economico e politico, non saranno tollerate più forme di
dissenso e di organizzazione capaci di mettere in moto masse molto
grandi di individui.
In
altre parole, finisce la democrazia.
E
il tutto in una malefica armonia con quello che di lì a poco sarebbe
accaduto in America con gli “attacchi” alle Torri Gemelle e al
Pentagono.
La
militarizzazione di Genova fu giustificata per scongiurare atti di
terrorismo contro i vertici dei paesi più ricchi del mondo.
In realtà poi fu usata come grimaldello per spezzare il fronte della
protesta, isolare, umiliare, spaventare milioni di cittadini del
mondo che legittimamente esprimevano la propria opinione su questioni
cruciali.
Il
movimento no-global aveva visto i suoi natali negli Stati Uniti a
Seattle nel 1999, anno in cui un vasto movimento eterogeneo di
protesta contro il neoliberismo dominante ha fatto il suo ingresso
sulla scena politica, preoccupando non poco l'establishment
occidentale, anche in virtù del fatto che fu capace di espandersi a
macchia d'olio in tutto il mondo, determinando per la prima volta
dalla caduta del muro di Berlino, la nascita di un movimento internazionale che
metteva in discussione il modello economico capitalista nel suo
complesso.
La
possibile crescita e le capacità di radicamento di questo movimento
sarebbero potuti essere fortemente destabilizzanti per gli equilibri
di potere che la globalizzazione economica aveva messo in moto ormai
da un decennio. Così, con Genova e con l'11 Settembre, venne posta fine
a questa minaccia.
Perchè
l'11 settembre? Solo per la guerra in Afghanistan e in Iraq? Non
solo. Trovare una giustificazione così forte da dare in pasto
all'opinione pubblica per appoggiare due guerre così smaccatamente
ingiuste e predatorie, è stato certo uno dei motivi che ha spinto i
criminali al potere negli USA a massacrare 3500 individui innocenti
su territorio americano.
Ma
il motivo principale, più sottile, meno evidente, era quello di
garantire con l'avallo della popolazione americana (stretta dalla
morsa della paura e dello sbigottimento) una limitazione
consistente delle libertà democratiche e soprattutto
implementare strumenti di controllo e di repressione che in
passato era assolutamente impensabile fossero permessi.
Il
G8 a Genova ha rappresentato un monito a tutti gli attivisti. L'11
settembre ha realizzato quel monito a livello globale.
Il
mondo di oggi, il mondo della crisi, il mondo dell'apatia, della
rassegnazione, della paura, nacque nel 2001.
Sarebbe
ora che chiunque abbia a cuore la democrazia, cominciasse a
riflettere retrospettivamente su ciò che questi episodi così
rilevanti hanno significato per tutti i popoli occidentali, per le
libertà, per la vita di milioni e milioni di cittadini a cui è
stata piegata la testa con metodi così brutali e inaccettabili.
La
svolta autoritaria impressa al mondo da questi episodi, si dipanerà
compiutamente proprio nelle pieghe di questa crisi. E mostrerà i
suoi veri effetti proprio oggi.
Cosa
credete, che se la situazione economica precipitasse, ci sarà
permesso di difenderci? Ci sarà possibile ottenere democrazia
attraverso gli strumenti consueti? Ci saranno garantiti i diritti
democratici?
Se
lo credete davvero, mi dispiace dirlo, vivete nel paese dei sogni.
(Francesco
Salistrari)
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