di
Gianni Tirelli
Questo
nuovo e singolare popolo del WEB, buona parte del quale sonnecchiava
da sempre ai margini di un analfabetismo culturale cronico (ben
lontano così dal produrre seri danni alla società), ieri con la
televisione e oggi con l’interazione mediatica della Rete, sta
dando fondo ad ogni sorta di isteria intellettuale, in ragione di una
apparente visibilità insperata. Così, investito di un tale,
magnanima concessione e sull’onda di una lancinante, e da troppo
tempo repressa frustrazione da isolamento, si concede spudoratamente
a disinvolte conclusioni ed empirici giudizi critici (nel merito di
questioni così al di fuori dalla portata, di chiunque sia in
possesso di una discreta dose di ragionevolezza e senso del limite),
da sconfinare nel delirio di una onnipotenza, da ultras da stadio di
calcio.
Ignoranti
si era e ignoranti si rimane! L’astratta, illusoria e forviante
convinzione, di potere riscattare la nostra condizione di
subalternità passiva con l’accesso di massa ai mezzi di
comunicazione, è una mera congettura che oggi, i fatti, avvallano
tale, in maniera inopinabile. Così, ad un tratto, questa folla di
pappagalli “del copia e incolla” folgorati sulla via di Damasco,
come illuminati a cui è stata conferita la missione di decidere le
sorti e la salvezza dell’umanità e del mondo, si prodigano dentro
un sistematico quanto sterile chiacchiericcio globale, volto a volere
suffragare e ufficializzare le tesi più bizzarre, e le conclusioni
più azzardate.
Oggi, tutti immaginano di avere capito
tutto, e di potere così dettare le condizioni e le regole agli
altri, forti delle conclusioni rubacchiate, trafugate dal grande mare
della Rete, e prese in prestito da uno zelante professionista del
“copia e incolla” e in seguito, fatte proprie.
Nel frattempo
gli androidi (mai come oggi omologati alla tendenza della notizia
bomba dell’ultimo minuto – scoop -), pur di non correre il
rischio dell’emarginazione ma ancor di più, di essere additati
alla stregua di eretici, di pericolosi sovversivi, e troppo diversi e
distanti dall’idea dominante, ma ancora più disonorevole, di non
essere diligentemente “informati” sugli accadimenti del giorno o
sull’orientamento dei nuovi maestri, volto al revisionismo storico
e al negazionismo, si adeguano alla volontà di un regime di “aria
fritta” per non dovere fare ritorno nel limbo gelatinoso di uno
scomodo anonimato.
E’
la storia che si ripete e che si esprime nell’incapacità di
contrastare la paura del dopo e della solitudine, non essendo noi in
possesso di autorevoli parametri di riferimento, in virtù dei quali
comparare e raffrontare le nostre intuizioni, stati d’animo e
scelte, per poi opporsi alla menzogna dilagante.
E’ la triste
narrazione di una società che sul relativismo dei valori e dei
principi etici, ha suggellato il suo perverso, progetto di schiavitù
a piede libero, contando sulla natura codarda e opportunista degli
individui che, alla forza di una volontà decisionale e alla dignità,
hanno anteposto (senza troppo pensarci), l’inoperosità di uno
stato vegetativo, e alla libertà, licenza e sudditanza.
Sono
le pecore che si abbeverano al fiume dell’imbecillità umana,
condividendo le tesi surreali di qualche mitomane senza palle in
crisi di astinenza da visibilità, che fa della disinformazione (ma
essendosi prima informato da fonti segretissime e secretate e più
pertinenti con la sua natura di marpione!), il suo stile di vita. Uno
sgarbiano personaggio dell’ultima ora che con l’enfasi, il tono e
il vigore verbale di un gesuita d’assalto, declama la sua metodica
e puntuale opera di investigazione, sventolando sul naso degli
astanti, tesi e trame di sicuro effetto, fra la lo stupore e la
meraviglia degli ebeti adoranti.
Sono
i novelli predicatori del nulla di questo tempo sospeso, avulsi dal
più banale concetto di conoscenza e di cultura, che sia in qualche
modo riconducibile ad una loro personale e imparziale analisi delle
circostanze o esperienza personale. Gente senza spina dorsale,
sussulto di orgoglio e slancio di ribellione. Sono quelli che alle
ragioni di un onesto e pacato contradditorio, sbraitano e declamano,
inveiscono e abbandonano la scena, brandendo come uno scettro, un
promemoria di appunti e dati che minacciano di rivelare al mondo.
Il
grande Leo Ferré (pace all’anima sua) che ebbe la geniale
intuizione di interpretare alcuni testi di Cesare Pavese, cantava:
“chi vuol sapere troppo non conosce mai niente”. Soprattutto di
questi tempi di imperante confusione, mai una tale affermazione è
stata più confacente e congeniale con la realtà, fino a contraddire
ogni generica fantasticheria.
In verità, il solo ed unico vero
complotto è quello perpetrato dal Sistema Potere contro l’umanità.
Una circostanza che ha prederminato la condizione al fine di
trascinare le società dentro uno stato confusionale e
contraddittorio senza precedenti, interpretando alla lettera la
celebre locuzione latina, “divide et impera”, e dandoci
l’illusione di ritenerci liberi.
fonte: http://www.oltrelacoltre.com
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