Il
mondo sta cambiando radicalmente.
Sono
tante le questioni sul tavolo dell'umanità e alcune di un'urgenza
spaventosa.
Qualche
giorno fa la notizia del raggiungimento dell'Overshoot Day (di
cui ho parlato qui),
mi ha lasciato colpito. E' una notizia passata praticamente
nell'indifferenza generale. Nessuno che si sia chiesto come e perchè
e cosa fare, ma soprattutto cosa significhi. Tutto è scivolato nel
silenzio, nonostante se ne siano occupate (anche se marginalmente)
tutte le maggiori testate giornalistiche e le maggiori televisioni.
Eppure nessuno ha posto alcuna domanda. Nessuno ha aperto un
dibattito su una questione del genere.
E
l'Overshoot Day è solo una delle questioni.
Viviamo
una crisi epocale non solo di natura economica, ma di modello.
Un modello che ci sta trascinando verso situazioni irrimediabili da
un punto di vista ambientale, sociale ed economico.
Il
mondo vive tensioni altissime in regioni da sempre teatro di scontri
geopolitici importanti, la soluzione dei quali appare non solo
lontana ma foriera di disastri.
La
questione Palestinese, la questione Siriana, la tensione in Iran.
Assange e l'Ecuador. La crisi alimentare africana. La crisi
energetica mondiale.
Sono
tutti tratti di uno stesso dipinto.
E
le soluzioni?
E'
chiaro che il mondo della globalizzazione NON funziona. E'
chiaro che l'apertura dei mercati, il sistema monetario, la libera
circolazione dei capitali, la finanza, il sistema bancario, la “fame
energetica” delle economie emergenti, stanno creando dei problemi
che rischiano di diventare insuperabili a meno di conflitti estesi
tra le varie potenze su scala globale che potrebbero trascinare il
pianeta nella barbarie.
Appare
evidente come il modello di sviluppo vigente NON può rispondere né
alle necessità dell'uomo, né alle sfide ambientali e climatiche. Il
benessere collettivo non può essere garantito da un sistema
predatorio, competitivo, inefficiente, incapace di allocare in
maniera equa risorse e ricchezza. E' assolutamente impensabile
credere di risolvere i problemi del mondo attraverso gli strumenti
finanziari e produttivi del capitalismo.
Urge
un cambio di paradigma.
E
urge anche e soprattutto in considerazione del fatto che il Potere,
quello con la P maiuscola, sta concretamente attrezzandosi per una
stretta autoritaria nelle maggiori democrazie occidentali,
onde prevenire il malcontento, la formazione di movimenti di massa
capaci di mettere in discussione il sistema e i pericoli per le
posizioni privilegiate da difendere. Si tratta di una dinamica in
atto ormai da un ventennio che ha visto l'erosione della base
democratica delle istituzioni statali (il più delle volte a
vantaggio di istituzioni internazionali e sovranazionali non
democratiche), lo svuotamento degli istituti di democrazia diretta,
la compressione dei diritti e delle tutele, l'abbassamento del tenore
di vita di ampie fasce della popolazione (che mette in discussione
l'esistenza stessa della classe media tradizionale), l'accentramento
del potere, la svendita (privatizzazione) dei patrimoni pubblici e
dei beni comuni, l'irreggimentazione sociale attraverso la
mistificazione mass mediatica.
Sono
tutti temi ampiamente trattati ed analizzati in maniera capillare da
anni.
Un'analisi
ed una trattazione che però appare, nella realtà dei fatti,
puramente accademica e appannaggio di una “intellighenzia”
assolutamente incapace di incidere nelle dinamiche sociali reali in
modo tale da ottenere una risposta da parte del corpo sociale che, a
differenza dei trascorsi storici, appare del tutto incapacitata a
trovare forme e strumenti di protezione.
La
domanda di leniniana memoria “Che fare?” diventa pertanto un
imperativo categorico per tanti attori sociali chiamati oggi a dare
una risposta concreta.
Tale
risposta non è più procrastinabile.
La
società nel suo complesso ha urgenza di trovare una serie di
strumenti di difesa nei confronti del disfacimento che abbiamo di
fronte. Sono a rischio la tenuta sociale e democratica, è a rischio
la salute umana, l'accesso alle risorse, la possibilità di vivere in
un minimo condiviso di benessere. E questo per le società
occidentali da più di mezzo secolo a questa parte è un'assoluta
novità che rischia di diventare la campana a morto delle libertà e
dei diritti democratici dei popoli in questione. Lo shock che le
generazioni odierne saranno costrette a vivere a causa del crollo
generalizzato delle condizioni di vita e dell'accesso al consumo,
potrebbe causare una serie di danni e di risposte completamente
sbagliate da parte della società. Reazioni che avrebbero il
contraltare in risposte del potere abbondantemente immaginabili.
L'umanità
ha oggi di fronte una responsabilità storica, l'assunzione della
quale non può esimersi dall'affrontare questioni cruciali come la
sostenibilità del sistema produttivo, energetico, militare,
economico, sociale. I nodi cruciali della sovrappopolazione, della
guerra per l'accesso alle risorse (acqua, petrolio, gas, materie
prime), della distribuzione planetaria della ricchezza, del modello
mondiale della divisione del lavoro, del sistema educativo, della
trasparenza democratica delle scelte e delle istituzioni, delle
relazioni etniche, nazionali e continentali, vanno tutti affrontati
con urgenza e vanno creati i presupposti sociali e politici per un
cambiamento su larga scala che investa il mondo nel suo
complesso. Non è più possibile rimandare l'elaborazione di un
modello sociale ed economico alternativo al capitalismo che ha
ampiamente dimostrato di essere incapace di rispondere in maniera
adeguata ed equa alle esigenze della popolazione mondiale.
Sono
numerosi i movimenti a livello mondiale che hanno già elaborato
soluzioni, proposte, modelli e progetti. Così come sono numerosi gli
intellettuali che hanno detto la loro su economia, educazione,
potere, sistema monetario, società, uscendo fuori dal coro dei
“lacchè” di sistema e proponendo soluzioni e prospettive
alternative. Sono tante le soggettività nel mondo dell'arte e della
cultura che hanno espresso il proprio dissenso, la propria
preoccupazione, le proprie idee.
E'
venuto il momento di unificare il tutto attraverso la creazione di un
“corpus mondiale” che sia sinonimo di sintesi e di
dialogo, di elaborazione collettiva, di proposizione di tutela
sociale irrinunciabile dinnanzi ai pericoli disgregativi che le
tensioni sistemiche odierne scaricano sul corpo sociale in maniera
indiscriminata. E' venuto il momento di abbandonare i modelli
tradizionali di organizzazione politica e del consenso, di
rielaborare i modelli sociali di protesta e di lotta, di creare nuove
formazioni sociali di tutela (ausiliarie alla famiglia), capaci di
creare quel terreno fertile su cui innestare e far crescere proposte
e progettualità condivise aldilà di qualsiasi confine ideologico,
religioso, etico.
Non
esiste UN modello alternativo, né un PENSIERO UNICO del cambiamento.
Ma esiste un PENSIERO UNICO che governa il mondo e contro quello
bisogna scontrarsi. E vincere.
Non
c'è alternativa. O cominciamo a ragionare come specie e non più
come razza, nazione, continente, latitudine geografica, religione,
ideologia, partito, gruppo, o non avremo chances di successo.
E
se ragionassimo come specie, anziché come singoli individui
atomizzati (che è ciò che il potere ci ha inculcato fin dai primi
mesi di vita) capiremmo che la prima strada da intraprendere a
livello globale sarebbe quella del boicottaggio sistematico.
Boicottaggio
dei prodotti dell'industria, dell'imposizione del lavoro, dello stile
di vita e di consumo, del modello monetario, dell'etica dominante,
dell'esclusione sociale come risposta alla diversità, dei modelli di
trasporto, dei modelli comportamentali, dei modelli educativi.
Occorre una rivoluzione permanente della cultura e dei rapporti
sociali, capace di spezzare la dittatura oligarchica del denaro e
della finanza che inquina la convivenza pacifica e collaborativa di
una società che deve essere integrata non su basi economiche, bensì
umane. Bisogna spezzare l'ideologia della dominazione e sostituirla
con quella della collaborazione, l'ideologia dell'individualismo e
della competizione sistemica e sostituirla con quella della
socializzazione inclusiva
dei beni, delle risorse, della produzione, della cultura,
dell'informazione.
Occorre
riscrivere la storia sociale del mondo per poter vedere l'alba di una
nuova era. La messa al bando delle armi e delle guerre per la
risoluzione delle controversie internazionali deve diventare il
DIKTAT sociale del mondo
nei confronti dei potenti.
E
questo si ottiene boicottando l'adesione al modello sociale nel quale
siamo immersi e che (anche inconsapevolmente) sosteniamo. Boicottando
le forme finto democratiche delle elezioni e richiedere forme di
democrazia diretta e partecipativa
che dal locale emergano a forme globali, attraverso anche (perchè
no?) l'utilizzo delle tecnologie moderne di comunicazione capaci di
implementare nuove forme e nuovi strumenti democratici che eliminino
quelle oligarchiche della politica e del potere.
Per
fermare i potenti, occorre che a fermarsi sia il mondo intero. Per
tutto il tempo che occorre affinchè questa gentaglia tolga il
disturbo.
Il
mondo deve fermarsi ed esser capace di ascoltare se stesso e le grida
di dolore che giungono da ogni dove. Fermarsi ed esser capaci
collettivamente di interrompere l'eccidio generalizzato di esseri
umani e specie viventi. Fermarsi e dire BASTA all'insulsa cecità di
un Potere che non sa più riconoscere la propria umanità, avendola
sostituita da tempo con concetti ideati solo per la creazione di una
“specie nella specie” privilegiata e assolutamente convinta della
propria superiorità morale e culturale. Non è più solo questione
di lotta di classe,
ma di un tipo disumano di umanità, contro l'umanità vera. Di una
visione del mondo contro un'altra. Di un futuro garantito a tutti e
non a pochi.
Abbiamo
il dovere di liberarci dalla schiavitù imposta al mondo da un pugno
di imbecilli convinti di aver compreso i segreti dell'esistenza,
mentre in realtà la loro opera e il loro piccolo e immondo orizzonte
culturale non è altro che la negazione di ciò che siamo e di ciò
che potremmo fare come specie collaborando in ogni ambito.
Le
immani potenzialità della genialità umana non possono essere
sprecate per una visione così triste e limitata del mondo e del
posto che occupiamo nell'universo.
(Francesco
Salistrari)
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