L'economia non è altro che una teoria che viene realizzata. E' l'interazione dei soggetti coinvolti nella realizzazione pratica di tale teoria che determina la realtà storica di una data società.
La vita è diventata come uno sportello delle Poste.
Un vetro che ci divide dall'altro ed una fessura sotto cui far passare il denaro.
E' quello l'unico contatto che ci è permesso.
L'idea
del profitto è l'idea che sta affossando l'umanità nel baratro
delle sue egoistiche illusioni.
Un
mondo dominato dal profitto non può essere un mondo razionale,
perchè il profitto non è razionale. Sembra esserlo ma non lo è.
La razionalità del profitto è l'egoismo, che esclude i
concetti di bene comune, di condivisione, di solidarietà, di
benessere, di collettività.
Il
profitto rappresenta la campana a morto della pietà umana e della
sua grande meraviglia.
A
ben guardare il profitto non è nemmeno un concetto economico. Il
termine OIKONOMIA, che viene dal greco, vuol dire
letteralmente “amministrazione delle cose domestiche”.
Nell'amministrazione delle ricchezze domestiche non può esistere il
profitto, ma al massimo una spesa, un risparmio e un investimento. Il
profitto è avulso da questo contesto. Ed è avulso fintanto che il
bene della casa viene messo al primo posto ed in secondo piano gli
interessi individuali dei singoli inquilini.
E'
per questo motivo che una oikonomia basata sul profitto, come quella
nella quale viviamo, è una devianza. Perchè un guadagno, un
profitto, viene sempre fatto a discapito di qualcuno. Nell'economia
dello scambio (di mercato) quando qualcuno guadagna, c'è sempre
(sempre!) qualcuno che perde. Non può esistere un profitto senza
una perdita.
Il
profitto è letteralmente un furto. Nel nostro mondo
economico, purtroppo, legale.
E'
furto di risorse che dovrebbero essere comuni, è furto di futuro, di
speranza, di umanità.
La
logica del profitto, che non è mai logica universale, impone
determinate regole e condotte capaci di generare una miriade di
conseguenze drammatiche.
La
logica del profitto è quella che spinge un deviante a compiere un
atto di barbarie per appropriarsi di un bottino (in ultima istanza un
profitto), ma è anche quella che permette ad un investitore o ad un
manager di preferire di non rispettare una regola ambientale
piuttosto che penale per massimizzare la propria quota di guadagno.
E' la logica che impone la messa al bando di tutte quegli avanzamenti
tecnologici contrari ai detentori di tecnologie concorrenti ma più
dannose (vedi pesticidi, energia, ricerca medica ecc.). E',
alla fin fine, la logica che frena il progresso e l'evoluzione
umana.
La
logica economica del profitto ha svolto il suo ruolo storico nello
sviluppo delle forze produttive mondiali fintanto che l'accesso alle
risorse e le competenze tecniche erano limitate. Sono ormai decenni
che questo ruolo si è esaurito. Ed è un assoluto sacrilegio
continuare ad affidare ad una logica produttiva (e sociale) vecchia
di secoli il futuro dell'umanità.
Cosa
può esserci di positivo in una logica che determina la necessità di
una crescita economica illimitata per rendere possibile il suo
perpetuamento?
Come
può essere razionale un sistema che regola il suo sviluppo sulla
crescita ad infitum sulla base di un mondo finito di risorse e di
spazio?
C'è
qualcosa che non funziona.
E
credo che un po' tutti ce ne accorgiamo.
“Intuisci
qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c'è. E' tutta la
vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel
mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l'avverti. E' un chiodo
fisso nel cervello. Da diventarci matto” (dialogo tratto dal
film “Matrix”).
E'
vero. Abbiamo tutti la sensazione che qualcuno, in qualche modo, ci
stia fregando.
Non
ci rendiamo conto però che in realtà a fregarci siamo l'un l'altro.
(Francesco
Salistrari)
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