mercoledì 21 dicembre 2011

La trincea.


La situazione è grave.

Se ancora ci fosse qualcuno che non se ne fosse accorto, è ora che lo faccia.

E dobbiamo farlo, tutti, fino in fondo.

Senza lasciarci travisare da propagande governative o dichiarazioni parlamentari di finta opposizione.

Lo scollamento esistente ormai tra società da una parte, e istituzioni/politica dall'altra, è ormai un fatto dimostrato scientificamente.

Il paese, la popolazione, i precari, i disoccupati, gli studenti, i lavoratori, i dipendenti, le famiglie, i bambini, gli immigrati, i senza tetto, hanno bisogno di risposte urgenti ai problemi che affrontano ogni giorno. Problemi derivanti da una delle crisi più profonde del capitalismo degli ultimi trent'anni e nel caso italiano dall'assommarsi ad essa di una gestione della cosa pubblica e del potere mafioso/affaristico/personale che trova in Berlusconi solo l'ultima incarnazione in ordine temporale di apparizione. E che ha portato il paese sull'orlo del collasso economico.

Il paese NON è diviso tra berlusconiani e anti-berlusconiani. E' diviso da chi riesce ancora a campare (e ad arricchirsi) e chi a stento tira avanti (o si impoverisce progressivamente). E' diviso tra chi detiene il potere di vita e di morte della gente e chi subisce gli affari di questa gentaglia.

La divisione è di classe. E le trincee sono belle che pronte da decenni e decenni.

Non si può essere contro i manifestanti dei cortei degli ultimi mesi, contro le loro ragioni, e condannare la violenza oscurando il dibattito sulle ragioni della protesta. Non si può essere contro la polizia che carica e picchia i manifestanti, ignorando il fatto che si tratta di operai con la divisa a cui il potere ha impartito degli ordini.

La divisione creata ad hoc da questo potere, dalla politica, dagli interessi, dalle manfrine politico-affaristiche, è tra chi reclama i propri diritti e chi quei diritti dovrebbe difenderli. Perchè è ormai chiaro che questa classe politica, il blocco sociale al potere in Italia (fatto di alta borghesia, industriali, mafiosi e banchieri), NON ha risposte da dare né agli studenti, né ai poliziotti, né ai disoccupati e ai terremotati, né agli insegnanti né ai pensionati, né alle piccole imprese, né ai malati e agli ospedali. E allora crea divisioni inesistenti all'interno del blocco sociale avverso (cittadini, dipendenti, lavoratori, disoccupati, studenti, forze dell'ordine).

E questa divisione si acuisce ad arte utilizzando le forze dell'ordine come grimaldello sulla rabbia di una protesta sacrosanta e inascoltata da anni.

La verità è che la politica, questa classe politica, NON ha risposte ai problemi del paese e dell'economia. E non ha altro metodo che trincerarsi nei palazzi, nelle votazioni parlamentari e usare gli organi di informazione per delegittimare il malcontento montante di questo paese.

Quello che deve essere chiaro a tutti, è che il rinnovamento della classe politica è diventato un elemento imprescindibile della salvezza dell'Italia dalla catastrofe economica e sociale (sfociante dritta dritta in stato di polizia).

Il rischio è la tenuta delle istituzioni democratiche. Il rischio è una nuova stagione di violenza e di repressione.

La classe dominante in questo preciso periodo storico, in Italia, non è in grado di tenere unite le componenti sociali e risolvere i problemi strutturali del paese e della sua economia. E come sempre succede creare divisioni e scontro è l'unica opzione praticabile.

E' il classico destabilizzare per stabilizzare. Il mantra politico/repressivo dei Fields Manuals degli anni '70. Direttamente dalla CIA, applicato alle realtà europee e sudamericane e che ha visto in Moro la vittima più illustre.

La strategia è sempre uguale.

Quella che deve essere diversa OGGI è la risposta della società.

Bisogna rendersi conto da che parte stare.

Non si può essere contro gli studenti e contro la polizia. Non esiste questa divisione. Si deve essere contro chi da gli ordini a quei poliziotti. Contro chi siede su morbide poltrone e difende il privilegio e gli sprechi.

Non si può essere a favore dei precari e a favore della legge 30.

A favore dei magistrati e a favore di senatori condannati per mafia protetti dall'immunità.

Non si può essere a favore dei disoccupati e a favore dei colletti bianchi che si riempiono le tasche di dividendi e stock option (il re Magio Marchionne per esempio).

Non si può essere a favore dei lavoratori e a favore delle ditte infiltrate dalla mafia e/o che vincono appalti truccati.

A favore degli immigrati e a favore delle ditte che li assumono a nero.

Contro gli operai licenziati e in cassa integrazione e contro gli industriali che smantellano le fabbriche in Italia e vanno in Polonia o Sud America.

A favore di chi perde la casa e a favore delle banche.

A favore dei giornalisti che fanno il proprio mestiere e a favore dei giornalisti-puttana.

Contro chi si impegna giornalmente per fare qualcosa per gli altri e contro i politici di professione.

Contro i militari italiani all'estero e contro le guerre volute da interessi economici (risorse energetiche, oppio).

A favore degli insegnanti docenti e precari dell'istruzione e a favore di chi ha ridotto la nostra istruzione a un colabrodo.

Bisogna rendersi conto che esiste una sola divisione accettabile.

I giusti, dai disonesti.

Scegliamo da che parte stare.

Ma almeno, diciamocelo in faccia chi siamo.


(Francesco Salistrari, 2011)

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