Il nostro mondo non è altro che la rappresentazione di una mente deviata. E’ il disegno pazzesco di un paranoico. Il nostro mondo è finto e ammanta la sua finzione con l’illusione della razionalità. Ci hanno sempre insegnato che la nostra è l’epoca del razionale, che tutto il mondo moderno è basato sulla ragione, sulla razionalizzazione, ma non è così. Non c’è niente di razionale nel mondo.
I nostri istinti non sono razionali, l’amore è irrazionale, la paura è irrazionale, l’odio, il coraggio. La nostra economia è irrazionale, la società nel suo complesso, la sua cultura, le sue istituzioni, in fondo, lo sono.
Non esiste ragione alle nostre ragioni. Non esistono equilibri nelle nostre esistenze.
Viviamo solo in un mondo fatto di convenzioni e senso comune, dove all’individuo è demandato il compito di tenere, di mantenere integro il tessuto sociale in base alle proprie aspirazioni.
Ma non è questo che rende la vita, nel senso più profondo del termine, meritevole di essere vissuta.
La nostra bramosia di sapere ci ha condotto aldilà. Ci ha portato in un baratro dal quale non saremo capaci di uscire.
Non è tempo per farsi illusioni, non è tempo per proclami utopici. Quello che resta deve essere la consapevolezza che il nostro mondo, quello degli esseri umani, ha fatto il suo tempo.
Merce e denaro. Il mondo ridotto a scambio economico. L’individuo ridotto a bestiame.
Chi ha la ricetta in tasca per distruggere queste mostruose costruzioni mentali?
Chi detiene la forza carismatica, mistica, per smuovere le acque della noia, dell’appiattimento, della rassegnazione, dell’omologazione allo stile di vita che ci è stato imposto?
Chi è capace di creare consenso intorno all’unica idea capace di salvare la nostra specie?
Un anarchico disse: “bisognerebbe prendere il mondo, spremerlo per bene e lavarlo con il suo stesso sangue”!
Siamo diventati dei vigliacchi e non abbiamo più il coraggio e la forza di guardare lontano, di vedere oltre il gretto limite della nostra vita quotidiana.
Abbiamo perso la partita. Se qualcuno è capade di sperare che questo immane peccato ci venga redento, cominci a pregare.
(Francesco Salistrari, 2009)
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