E’ difficile quantificare l’angoscia. Credo sia assolutamente impossibile.
E’ astratta come la vita. E’ illusoria, come una parola.
L’angoscia è il lago scuro della nostra coscienza. E’ il torbido che si annida in noi.
Non è possibile sapere fino in fondo il perché siamo angosciati, sappiamo solo di esserlo.
Il più delle volte quando riusciamo a darcene una spiegazione, essa si rivela falsa, l’ennesima illusione che siamo costretti a subire.
A volte non ci è concesso parlare della nostra angoscia, anzi è sconveniente, e la paura che ci ridano dietro rende tutto ancora più difficile.
L’angoscia è di senso comune. Tutti, nessuno escluso, siamo angosciati.
L’angoscia fa parte della vita, come l’acqua, come il cielo sopra di noi. L’angoscia è la vita. E’ il non sapere, è la paura del domani, è l’essere soli, è l’essere disoccupati, è il non comprendere la ragione di molte cose.
L’angoscia è il non conoscere il perché della vita.
L’angoscia è sospettare che si sta facendo una fatica inutile, che il sacrificio personale non ha senso.
L’angoscia non è paura. E’ solo incertezza, è rimpianto, è una cicatrice sulla pelle.
E’ difficile quantificare l’angoscia. Questo è certo.
E’ altrettanto difficile però ignorare che esista.
E fare finta di non essere angosciati.
(Francesco Salistrari, 2006).
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