lunedì 2 giugno 2014

Ucraina: autopsia di un colpo di stato.

Il movimento di contestazione (battezzato “Euromaidan”) recentemente vissuto dall’Ucraina, è interessante sotto diversi profili. Mostra come un colpo di Stato civile contro un governo democraticamente eletto possa essere fomentato con successo con appoggi stranieri e senza interventi militari. Rivela la flagrante parzialità e la disonestà dei media mainstream occidentali  che, con argomenti falsi, sostengono acriticamente l’interventismo occidentale e, con una visione dicotomica della situazione, gratificano gli uni di essere i “buoni” e gli altri “cattivi”. Ancor più grave, delinea in contorni, fino a poco fa sfumati, una riesumazione della guerra fredda che credevamo sepolta con la caduta del muro di Berlino. Infine ci offre una anticipazione di ciò che saranno i paesi arabi “primaverizzati”, nella misura in cui l’Ucraina ha conosciuto la sua “primavera” nel 2004, primavera comunemente chiamata “rivoluzione arancione”
Ma per comprendere l’attuale situazione ucraina, è preliminare uno schema delle date importanti, oltre che dei nomi dei protagonisti della politica ucraina nell’era post sovietica.

1991
 L’Ucraina si separa dall’URSS

1991-1994
 Leonid Kravtchouk (ex dirigente dell’era sovietica) è il 1° presidente dell’Ucraina

1991
 Yulia Timochenko crea la « Compagnia del petrolio ucraino »

1992-1993
 Leonid Koutchma (filo-russo) è Primo Ministro durante la presidenza Kravtchouk. Si dimetterà nel 1993 per potersi presentare alle elezioni presidenziali dell’anno successivo

1994-1999
 Leonid Koutchma è il 2° presidente dell’Ucraina

1995
 Yulia Timochenko riorganizza la sua società e fonda, con l’aiuto di  Pavlo Lazarenko, la compagnia di distribuzione di idrocarburi  « Sistemi energetici uniti di Ucraina » (SEUU)
1995 Pavlo Lazarenko viene nominato vice-Primo Ministro con delega all’energia

1996
 La SEUU fa 10 miliarid di dollari di fatturato e 4 miliardi di profitti
1996-1997
 Pavlo Lazarenko è Primo Ministro durante la presidenza  Koutchma
1997
 Pavlo Lazarenko è dimissionato dal presidente Koutchma

1998
 Lazarenko viene arrestato dalla polizia svizzera alla frontiera franco-svizzera e accusato dalle autorità di Berna di riciclaggio

1999
 Lazarenko viene arrestato all’aeroporto JFK di New-York. Viene condannato nel 2004 per riciclaggio (114 miliardi di dollari), corruzione e frode

1999-2005
 Leonid Koutchma viene rieletto presidente dell’Ucraina

1999-2001
 Viktor  Yushchenko è Primo Ministro.  Yulia Timochenko è vice-Primo Ministro con delga all’energia (posto che già era stato di Lazarenko)

2001
 Yulia Timochenko viene dimisisonata dal presidente  Koutchma nel gennaio 2001. E’ accusata di “contrabbando e falsificazione  di documenti”, per avere fraudolentemente importato gas russo nel 1996, mentre era presidente della SEUU.
Timochenko viene arrestata e farà 41 giorni di prigione. La giustizia investiga sulla sua attività nel settore dell’energia negli anni 1990 e sui suoi legami con Lazarenko


2002-2005
 Delfino di Koutchma, Viktor Yanukovich (filo-russo)  è Primo Ministro, durante la sua presidenza

2004
 Le elezioni presidenziali vedono  avversari il Primo Ministro in carica, Viktor Yanukovich e l’ex Primo Ministro e leader dell’opposizione, Viktor Yushchenko (filo-occidentale). Il secondo turno viene vinto da Yanukovich (49,46 contro 46,61) %. Il risultato viene contestato in quanto, secondo l’opposizione, le elezioni sono state fraudolente

Rivoluzione arancione : Movimento di protesta popolare filo-occidentale fortemente alimentato dalle organizzazioni occidenytali di « esportazione » della democrazia, soprattutto statunitensi. Yulia Timochenko viene considerata la « musa » di questo movimento. Principale risultato di questa “rivoluzione”: annullamento del secondo turno delle elezioni presidenziali.

Viene organizzato un terzo turno delle elezioni presidenziali: viene eletto Yushchenko (51,99 contro 44,19%)
2005-2010 Viktor Yushchenko è il 3° presidente dell’Ucraina
2005 (7 mesi) Yulia Timochenko diventa Primo Ministro
2006-2007 Viktor  Yanukovich diventa Primo Ministro durante la presidenza Yushchenko.
2007-2010 Yulia Timochenko è per la seconda volta Primo Ministro durante la presidenza Yushchenko
2010 Elezioni presidenziali
Risultati del primo turno : 1° – Yanukovich (35,32%);
2° – Timochenko (25,05%) e 5° – Yushchenko (5,45%).
Secondo turno : Yanukovich batte Timochenko (48,95% contro 45,47%)
2010-2014 Viktor Yanukovich  è il 4° presidente dell’Ucraina
2011 Yulia Timochenko viene condannata a sette anni di prigione per abuso di potere nell’ambito dei contratti di gas firmati tra l’Ucraina e la Russia nel 2009
Un colpo di Stato approvato a grandissima maggioranza dall’Occidente
Quello che vi è stato in Ucraina nei giorni scorsi è stato un vero e proprio colpo di Stato. Infatti il presidente Viktor Yanukovich era stato democraticamente eletto il 7 febbraio 2010 battendo Yulia Tymoshenko al secondo turno delle elezioni presidenziali (48,95% di voti contro il 45,47%).
Evidentemente Tymoshenko non aveva accettato immediatamente il verdetto delle urne (1). Vi è stata sicuramente qualche frode, dal momento che lei era – durante le elezioni – Primo ministro in carica mentre Viktor Yushchenko era presidente. Le due figure emblematiche della Rivoluzione arancione, tanto ampiamente sostenuta dai paesi occidentali, quella che si supponeva avrebbe fatto entrare l’Ucraina in una nuova era, quella della democrazia e della prosperità, sono stati nettamente battuti dal candidato filo-russo. E che candidato! Yanukovich! Quello che era stato “sbeffeggiato” dagli attivisti dell’ondata arancione nel 2004. In meno di sei anni, gli Ucraini hanno capito che quella “rivoluzione” colorata non era tale.
L’8 febbraio 2010, Joao Soares, il presidente dell’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OCSE) dichiara: “L’elezione ha offerto una dimostrazione impressionante di democrazia. E’ stata una vittoria per tutti in Ucraina. E’ venuto il tempo oramai per i leader politici del paese di rispettare la volontà del popolo e fare in modo che la transizione di potere sia pacifica e costruttiva” (2).
Non troppo convinta, ma posta di fronte all’evidenza del verdetto dagli osservatori internazionali,  Tymoshenko si rassegna a ritirare l’azione giudiziaria diretta a invalidare il risultato delle elezioni (3).
I “rivoltosi” di piazza Maidan contestano la decisione di Yanukovich di sospendere un accordo tra il suo paese e l’Unione Europea (UE). E si pone una questione fondamentale: in democrazia, e nell’ambito dei compiti che gli sono stati conferiti, un presidente in carica ha il diritto di firmare gli accordi che ritiene utili al proprio paese? La risposta è “sì”, tanto più che molti specialisti ritengono l’accordo con la UE nefasto per l’Ucraina.
Infatti, secondo David Teurtrie, ricercatore all’Istituto Nazionale delle lingue e civiltà orientali (INALCO, Paris): “La proposta fatta (dalla UE) all’Ucraina è qualcosa che io definirei una strategia perdente-perdente. Perché? L’accordo prevedeva l’istituzione di una zona di libero scambio tra UE e Ucraina. Ma essa era molto sfavorevole all’Ucraina perché avrebbe aperto il mercato ucraino ai prodotti europei e solo socchiuso quello europeo ai prodotti ucraini, che per lo più non sono concorrenziali sul mercato occidentale. Vediamo quindi che vi sono assai pochi vantaggi per l’Ucraina. Per semplificare, l’Ucraina avrebbe subito tutti gli svantaggi di questa liberalizzazione del commercio con l’UE, senza riceverne alcun vantaggio” (4)
L’economista russo Serguei Glaziev la pensa allo stesso modo: “Tutte le stime,
comprese quelle degli analisti europei, prevedono un inevitabile rallentamento nella produzione di beni ucraini nei primi anni successivi alla firma dell’Accordo di associazione, perché condannati a una perdita di competitività nei confronti dei prodotti europei” (5).
A parte la sensibilità filo-russa di Yanukovich, è chiaro però che la proposta russa era molto più interessante per l’Ucraina rispetto a quella proposta dall’Europa. “L’UE non promette la luna ai manifestanti… solo la Grecia”, titolava ironicamente il giornale l’Humanité (6).
Dopo i sanguinosi disordini di Kiev, molti paesi occidentali si sono curiosamente affrettati a dichiarare che erano pronti a sostenere “un nuovo governo” in Ucraina (7), vale a dire a riconoscere implicitamente un colpo di Stato. Invece di attizzare la violenza e finanziare le barricate, questi paesi non avrebbero dovuto invece offrire i loro servigi per calmare gli spiriti fino alle prossime elezioni, come impongono i fondamenti di quella democrazia che tentano di esportare in Ucraina e altrove nel mondo?
Piccole precisazioni sulla “rivoluzione” arancione
La “rivoluzione” arancione fa parte di una serie di rivolte battezzate “rivoluzioni colorate”, svoltesi nei paesi dell’Est, e soprattutto nelle ex repubbliche sovietiche, negli anni 2000. Quelle che hanno provocato mutamenti dei governo in carica sono quelle che hanno interessato la Serbia (2000), la Georgia (2003), l’Ucraina (2004) e il Kirghizistan (2005).
In un articolo esauriente e ben dettagliato sul ruolo degli Stati uniti nelle rivoluzioni colorate, G. Sussman e S. Krader della Portland State University così sintetizzano: “Tra il 2000 e il 2005, i governi alleati della Russia, in Serbia, in Georgia, in Ucraina e in Kirghizistan, sono stati rovesciati da rivolte senza spargimenti di sangue. Nonostante i media occidentali sostengano generalmente che queste sollevazioni siano spontanee, indigene e popolari (potere del popolo), le “rivoluzioni colorate” sono in realtà l’esito di una ampia pianificazione. Gli Stati uniti, in particolare, e i loro alleati hanno esercitato sugli Stati post-comunisti un impressionante assortimento di pressioni e hanno utilizzato finanziamenti e tecnologie al servizio dell’aiuto alla democrazia” (8).
Una analisi delle tecniche utilizzate durante queste “rivoluzioni” mostra che esse rispettano tutte il medesimo modus operandi. Diversi movimenti sono stati usati per guidare queste rivolte: Otpor (“Resistenza”) in Serbia, Kmara (“E’ abbastanza!”) in Georgia, Pora (“E’ ora”) in Ucraina e KelKel (“Rinascita”) in Kirghizistan. Il primo, Otpor, è quello che ha provocato la caduta del regime serbo di Slobodan Milosevic. In seguito ha aiutato, consigliato e formato tutti gli altri movimenti, attraverso una agenzia appositamente concepita a questo scopo, il Center for Applied Non Violent Action and Strategies (CANVAS), con sede nella capitale serba. CANVAS forma dissidenti in erba di tutto il mondo all’applicazione della resistenza individuale non violenta, ideologia teorizzata dal filosofo e politologo statunitense Gene Sharp, la cui opera “From Dictatorship to Democracy” (Dalla dittatura alla democrazia) è stata il fondamento di tutte le rivoluzioni colorate.
Sia CANVAS, che tutti gli altri movimenti dissidenti, hanno beneficiato dell’aiuto di molte organizzazioni statunitensi di “esportazione” della democrazia, come l’United States Agency for International Development (USAID), la National Endowment for Democracy (NED), l’International Republican Institute (IRI), il National Democratic Institute for International Affairs (NDI), la Freedom House (FH), l’Albert Einstein Institution e l’Open Society Institute (OSI). Queste organizzazioni vengono finanziate dal bilancio USA o da capitali privati statunitensi. A titolo di esempio, la NED è finanziata da un budget votato dal Congresso e i fondi sono gestiti da un Consiglio di amministrazione dove sono rappresentati il Partito Repubblicano, il Partito Democratico, la Camera di Commercio degli Stati uniti e il sindacato Federation of Labor-Congress of Industrial Organization (AFL-CIO), mentre l’OSI fa parte della Fondazione Soros, dal nome del suo fondatore, George Soros, il miliardario statunitense, illustre speculatore finanziario. E’ anche interessante notare che il consiglio di amministrazione dell’IRI è presieduto dal senatore John McCain, il candidato sconfitto delle presidenziali USA del 2008. Il coinvolgimento di McCain nelle rivoluzioni colorate viene ottimamente illustrato nell’eccellente documentario che la reporter francese Manon Loizeau ha dedicato alle rivoluzioni colorate (9). Si capisce bene allora perché il senatore si sia recentemente precipitato a Kiev per sostenere i ribelli ucraini. Si capisce anche perché la Russia ha alzato i toni a proposito delle ONG straniere presenti sul suo territorio e la ragione che ha motivato l’espulsione dell’USAID dal suo territorio (10).
La relazione tra il movimento ucraino “Pora” e questi organismi statunitensi viene spiegato da Ian Traynor in un interessante articolo pubblicato da The Guardian nel novembre 2004(11). ”Ufficialmente, il governo USA ha distribuito in un anno 41 milioni di dollari per l’organizzazione e il finanziamento dell’operazione che ha consentito di sbarazzarsi di Milosevic (…) In Ucraina, la cifra si aggira introno ai 14 milioni di dollari”, spiega.
Yulia Tymoshenko e Viktor Yushchenko vengono considerati come le figure di punta della rivoluzione arancione. Con l’appoggio dell’Occidente, questo movimento ha ottenuto l’annullamento del secondo turno dell’elezione presidenziale del 2004 inizialmente vinta da Viktor Yanukovich contro Viktor Yushchenko. Il “terzo” turno diede finalmente la vittoria a Yushchenko, che divenne il 3° presidente dell’Ucraina per la gioia degli Statunitensi e degli Europei.
Fiero delle sue vittorie “rivoluzionarie” colorate, il bellicoso senatore McCain ha dichiarato che aveva proposto al Premio Nobel per la pace le candidature di Viktor Yushchenko e del suo omologo georgiano filo-occidentale Mikhail Saakashvili (12). Ha fatto un viaggio a Kiev nel febbraio 2005 (13) per felicitarsi col suo “pupillo” e forse anche per mostrargli che aveva qualche cosa a che vedere con la sua elezione.
Appena eletto presidente, Yushchenko si è affrettato a nominare Tymoshenko Primo Ministro, ma la “luna di miele” tra i compari della rivoluzione non è durata a lungo. Nonostante fossero incensati dall’Occidente, la coppia Yushchenko- Tymoshenko si rivela traballante e i suoi risultati sono deludenti.
Ecco come Justin Raimondo descrive il bilancio della magistratura Yushchenko (2005-2010): “Oggi, passato da tempo l’entusiasmo della sua rivoluzione, il suo regime si è rivelato altrettanto incompetente e clientelare dei suoi corrotti e venali predecessori, se non di più. Una gran parte dell’aiuto monetario dell’Occidente è sparito (… ) Peggio ancora, l’economia è stata paralizzata dall’imposizione di controlli sui prezzi e corrotta da un vergognoso traffico di influenza. Sotto il peso  dell’accordo di spartizione del potere tra Yushchenko e la volatile Yulia Tymoshenko, la “principessa del gas” e oligarca amazzone, il paese si è disintegrato, non solo economicamente ma anche socialmente (…). La caduta verticale dell’economia e gli scandali in corso che sono diventati fatti quotidiani durante l’amministrazione di Yushchenko hanno comportato la completa marginalizzazione del venerato arancione rivoluzionario: al primo turno delle elezioni presidenziali (2010), ha ottenuto un umiliante 5% di voti. Oramai fuori gioco, e senza dover più per lungo tempo far finta di niente, Yushchenko ha lanciato una vera e propria bomba nell’arena politica, rendendo onore a Stepan Bandera, il nazionalista ucraino e collaboratore dei nazisti, definito come un ‘Eroe dell’Ucraina” (14).
Notiamo infine che le organizzazioni statunitensi di “esportazione” della democrazia sono state largamente convolte in quella che è stata chiamata la “primavera” araba. I giovani attivisti arabi sono stati formati alla resistenza individuale non violenta da CANVAS e alla cyber-dissidenza da organizzazioni statunitensi come l’Alliance of Youth Movemnets (AYM), anch’essa sponsorizzata dal Dipartimento di Stato, come anche dai giganti USA delle nuove tecnologie come Google, Facebook o Twitter (15).
I “gentili” ribelli di piazza Maidan
Nonostante la grande varietà della “fauna” rivoluzionaria che ha occupato la piazza Maidan a Kiev, gli osservatori sono concordi nell’individuare quattro principali gruppi posizionati in un arco politico che va da destra all’estrema destra.
Prima di tutto, c’è ”Batkivshina” o Unione pan-ucraina “Patria”, che è il partito di cui è leader Yulia Tymoshenko, coadiuvata da Olexandre Turchinov, un amico di lunga data considerato come il suo “fedele scudiero” (16). E’ lui che è stato recentemente nominato presidente ad interim dell’Ucraina, dopo la cacciata di Yanukovich.


Olexandre Turchinov e Yulia Tymoshenko
Fondato nel 1999, Batkivshina è un partito liberale filo-europeo. E’ membro osservatore del Partito popolare europeo (PPE), che riunisce i principali partiti della destra europea, come la CDU (Unione cristiana-democratica di Germania) della cancelliera tedesca Angela Merkel. Da notare che la Fondazione Konrad Adenauer (Konrad Adenauer Stiftung), think tank del CDU, è anch’essa affiliata al PPE. Peraltro il PPE intrattiene strette relazioni con l’International Republican Institute (IRI). Wilfried Martens, il presidente del PPE all’epoca, ha appoggiato John McCain durante le elezioni presidenziali USA del 2008 (17). Ovvio, perché – come si è detto prima – John McCain è anche e soprattutto presidente del Consiglio di Amministrazione dell’IRI.
Secondo uno dei responsabili del “Mejlis of the Crimean Tatar People”, movimento associato al partito “Patria”, l’IRI è attivo in Ucraina da più di 10 anni, vale a dire che non ha mai lasciato il territorio dalla rivoluzione arancione (18).
Arseni  Yatseniuk, personalità filo-occidentale di primo piano della vita politica ucraina, è considerato come un “leader di primo piano della contestazione in Ucraina” (19). Puro frutto della rivoluzione arancione (ha avuto incarichi ministeriali nell’amministrazione  Yushchenko), aveva in un primo momento fondato un suo proprio partito (Il Fronte per il cambiamento), poi ha aderito a Batkivshina e si è avvicinato a Tymoshenko. Yatseniuk, che è stato appena designato come Primo ministro, è stato plebiscitato dai rivoltosi di piazza Maidan. Ha come compito di guidare un governo di unione nazionale prima delle elezioni presidenziali anticipate previste per il 25 maggio 2014 (20).

Arseni  Yatseniuk
Il secondo partito coinvolto nella violenta contestazione ucraina è l’UDAR (Alleanza democratica ucraina per la riforma). Questo partito, liberale e filo-europeo anch’esso, è stato creato nel 2010 dalla fusione di due partiti, uno dei quali era il partito Pora, erede del movimento di giovani che era stato l’avanguardia della rivoluzione arancione. UDAR (che in ucraino significa “colpo”) è guidato dal boxer ed ex campione del mondo dei pesi massimi Vitali Klitschko. Nato in Kirghizistan, Klitschko è ucraino ma ha vissuto ad Amburgo e Losa Angeles per diversi anni, dunque i suoi tre figli sono di nazionalità statunitense perché nati negli USA (21).

Vitali Klitschko
Una rapida visita al sito del partito consente di rendersi conto che l’UDAR ha come unici partner stranieri: l’IRI (di McCain), il NDI (presieduto da Madeleine K. Albright, l’ex segretaria di Stato USA) e la CDU (di Merkel). Notiamo che IRI e NDI sono due delle quattro organizzazioni satellite della NED.


2 commenti:

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