di Francesco Salistrari.
Una manciata di polvere, di terriccio portato dal vento e un
filo di luce.
Quello che getta un’ombra su questa umanità stanca e le sue
contraddizioni. L’ombra millenaria di un corpo martoriato, umiliato, seviziato
dall’indifferenza e dall’oblio. Ucciso una e mille volte.
Crocifisso
inutilmente.
Quel sangue scuro che ha bagnato la terra, a poco è servito.
Quelle parole usate come spada, spuntate e arrugginite, ora, giacciono a terra,
tra quella polvere, insieme ai responsabili.
Hanno edificato imperi in suo nome e massacrato popoli sotto
i suoi vessilli. Hanno edificato bugie e oppressione sotto la sua croce, eppure
lui, è stato sempre lì. Il suo corpo martoriato, amputato, seviziato, sotto lo
scampolo di un sole ipocrita. Eppure lui è rimasto per millenni, sepolto, sotto
coltri di bugie, calpestato da eserciti di malaffare che hanno lucrato sul suo
oblio. Eppure lui è stato sempre lì, sotto i nostri occhi, senza possibilità di
indicarci quella via che già aveva tracciato, ma che nessuno ha seguito.
“Non sono venuto a portare pace, ma una spada”. (Mt. 10,34b)
e tutti coloro che quella spada, dopo di lui, l’hanno sfoderata, sono svaniti
nel sangue, seppelliti sotto le macerie della storia. Di una storia che
qualcuno ha voluto raccontare, senza conoscere alcunchè dell’uomo che si era
ribellato al potere e perciò punito.
Un uomo potente, un uomo, nel senso vero della parola. E
potenti le sue gesta, il suo esempio, le sue parole, capaci di riecheggiare
comunque prepotenti nei millenni, tra stoffe vellutate e ori. Un uomo potente
che si schierò al fianco dei deboli e promise loro il cielo.
Ma… “Non osare, o potente, schierarti al fianco di chi
potere non ne ha” (Sant’Agostino).
Il suo sacrificio non ha salvato l’umanità, ma l’ha dannata.
Nei secoli dei secoli.
Condannata da sé stessa a percorrere la strada della
perdizione. A sconvolgere il senso dell’esistenza. A fraintendere totalmente
qual era il compito assegnatole in questo mondo.
Quel corpo martoriato, roso dal tempo, non è Cristo, ma
siamo tutti noi.
(foto: Antonietta Bonanno ®)
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