Mi guardo di lato e vedo lei..o forse non lo è.
Non può esserlo.
Non ha senso reincontrarla adesso, ora, dopo così tanto tempo.
Quante occasioni sciupate, quanto tempo andato a male.
Il tanfo dei giorni buttati, mentre lei era lì.
Ad aspettarmi. Ad attendere una chiamata, una scusa, una stronzata.
Come ho fatto a non capire, a non immaginare come sarebbe stata la mia vita senza di lei?
Eppure l'ho fatto.
Perchè lo volevo.
Allora.
Ma oggi?
Non ne sono sicuro, non come prima.
Mi manca la sua carica esplosiva, la sua magra follia, la sua stupidità, la sua irriverenza, la sua mancanza di stile.
Perfetta. Perchè vera.
Sempre, comunque, ovunque.
Il suo stranissimo sorriso, veniale, attraente.
Ogni centimetro della sua pelle, un'oasi di pace interiore.
Mi guardo di lato e la vedo.
Che mi sorride e si avvicina.
Ci parliamo. Come se non lo avessimo mai fatto.
Ci sfioriamo. Come se fosse la prima volta.
Ci guardiamo. Quasi come due sconosciuti.
"Usciamo qualche volta?"
"Certamente"
E mi volto di lato.
E lei svanisce.
O forse sono io a farlo al posto suo.
Ancora una volta.
Cammino, sulla strada. Tagliente come nastro adesivo cosparso di vetri.
Ma non so dove vado.
Vorrei fermarmi, tornare sui miei passi, abbracciarla, sentirne l'odore.
Il suo.
Unico.
Vorrei sentire palpitarmi il suo cuore vicino.
Ed immagino di sentirlo veloce, all'unisono col mio.
Sentirei le gambe più molli, ne sono sicuro.
Ed invece è tutto irrealtà.
Svanisco. Nei pensieri del tempo. Nelle occasioni andate a male.
In quella vita che potevo scoprire e che ho ucciso senza pietà.
Traviato o illuminato, chissà.
Dalle mie convinzioni, paranoie, ossessioni, relazioni.
Adesso, in un altro universo, ne sono sicuro, un altro me stesso è con lei che cammina.
Felice.
Sarà!
Sicuro, comunque, di non aver rinunciato al proprio destino.
(Francesco Salistrari, 2010)
Non può esserlo.
Non ha senso reincontrarla adesso, ora, dopo così tanto tempo.
Quante occasioni sciupate, quanto tempo andato a male.
Il tanfo dei giorni buttati, mentre lei era lì.
Ad aspettarmi. Ad attendere una chiamata, una scusa, una stronzata.
Come ho fatto a non capire, a non immaginare come sarebbe stata la mia vita senza di lei?
Eppure l'ho fatto.
Perchè lo volevo.
Allora.
Ma oggi?
Non ne sono sicuro, non come prima.
Mi manca la sua carica esplosiva, la sua magra follia, la sua stupidità, la sua irriverenza, la sua mancanza di stile.
Perfetta. Perchè vera.
Sempre, comunque, ovunque.
Il suo stranissimo sorriso, veniale, attraente.
Ogni centimetro della sua pelle, un'oasi di pace interiore.
Mi guardo di lato e la vedo.
Che mi sorride e si avvicina.
Ci parliamo. Come se non lo avessimo mai fatto.
Ci sfioriamo. Come se fosse la prima volta.
Ci guardiamo. Quasi come due sconosciuti.
"Usciamo qualche volta?"
"Certamente"
E mi volto di lato.
E lei svanisce.
O forse sono io a farlo al posto suo.
Ancora una volta.
Cammino, sulla strada. Tagliente come nastro adesivo cosparso di vetri.
Ma non so dove vado.
Vorrei fermarmi, tornare sui miei passi, abbracciarla, sentirne l'odore.
Il suo.
Unico.
Vorrei sentire palpitarmi il suo cuore vicino.
Ed immagino di sentirlo veloce, all'unisono col mio.
Sentirei le gambe più molli, ne sono sicuro.
Ed invece è tutto irrealtà.
Svanisco. Nei pensieri del tempo. Nelle occasioni andate a male.
In quella vita che potevo scoprire e che ho ucciso senza pietà.
Traviato o illuminato, chissà.
Dalle mie convinzioni, paranoie, ossessioni, relazioni.
Adesso, in un altro universo, ne sono sicuro, un altro me stesso è con lei che cammina.
Felice.
Sarà!
Sicuro, comunque, di non aver rinunciato al proprio destino.
(Francesco Salistrari, 2010)
Nessun commento:
Posta un commento