Qualche tempo fa ho visto il film, "Piazza delle Cinque Lune" del regista Renzo Martinelli che esamina il "caso Moro" in una prospettiva che qualcuno ha definito "dietrologica". Non voglio entrare nel merito della questione, chè non mi interessa, in quanto l'idea che mi sono personalemente fatto sul delitto politco più importante della storia repubblicana è troppo complesso per essere argomentato in questo contesto. Quello che mi preme mettere in evidenza del film è uno spezzone molto molto particolare e che fin da subito ha stuzzicato la mia cuoriosità e la mia fantasia (dirà anche qualcuno).
Questo è lo spezzone di cui parlo:
Bene, ora proviamo a ragionare un attimo su questo spezzone.
1-Quello che si vede è INCONFONDIBILMENTE Aldo Moro, il vero Aldo Moro e non un attore. Se non lo è, è praticamente il suo sosia perfetto!
2-La foto che gli viene scattata presumibilmente è una delle prime, vale a dire una tra quelle scelte da allegare al 1° comunicato delle Br divulgato subito dopo il rapimento. La successiva, o le successive, lo ritraevano infatti con in mano il giornale "la Repubblica" del 19 Aprile 1978 allegata al comunicato n° 7 del 20 dello stesso mese, che smentisce il falso comunicato diffuso ad opera di Antonio Giuseppe Chicchiarelli, falsario della "banda della Magliana", che accreditava la morte di Moro e la "deposizione" del cadavere nel Lago della Duchessa.
3-Il luogo dove è detenuto è una stanza abbastanza ampia in cui, come si vede, trovano posto un letto (sulla sinistra dell'inquadratura), una scrivania e una sedia, lo sgabello sul quale Moro si siede e al centro tra queste ultime e il letto adagiata alla parete una cassapanca.
Detto questo analizziamo un po' la cosa. E ragioniamo per assurdo. Come potremmo fare altrimenti?
Dunque, per quanto affermato sempre dai brigatisti in prigione, ai processi e per quanto stabilito dalle stesse risultanza processuali e dalle sentenze, la prigione di Moro per tutti i 55 giorni della durata del sequestro, è stata localizzata in via Montalcini 8 a Roma, in una intercapedine ricavata nell'appartamento, intercapedine non più larga di 90 cm e lunga all'incirca 3 metri (così è affermato da brigatisti e giudici). Ma, se ammettessimo che questo filmato è autentico, come si vede la "prigione" di Moro è molto più ampia e non è assolutamente un intercapedine ricavata in una parete. Al contrario si tratta di una stanza vera e propria.
La seconda questione è: si è mai parlato di filmati girati dai brigatisti al "loro" prigioniero?
Si, il capo delle Br, colui che gestì praticamente tutta "l'operazione Moro", Mario Moretti, lo ha ripetuto più volte. Nella "prigione" era installata una telecamera a circuito chiuso che filmava il "detenuto". E questo è stato ripetuto e affermato da svariati altri brigatisti tra i quali, ricordo, Bonisoli. Quindi è presumibile che lo spezzone che abbiamo appena visto possa essere un "estratto" di quei nastri e che, non si sa come, è venuto in possesso del regista Martinelli. Sarebbe bello poterlo chiedere direttamente a lui. Chissà, potrebbe leggere questo post e rispondere!!
Facezie a parte, ammettendo che questo spezzone sia autentico, che provenga da uno dei nastri registrati dai brigatisti, verrebbero confermate alcune tesi circolate sia durante i processi che in numerosi scritti, libri e articoli sul delitto Moro negli anni successivi alla faccenda. Vale a dire che il "covo" nel quale il povero presidente della Dc è stato tenuto segregato, non è quello di via Montalcini 8 o non è stato solo quello.
L'interesse su questo spezzone di filmato è di estrema importanza anche in riferimento al fatto che, in contrasto con quanto affermato per decenni dagli stessi brigatisti, anche l'autopsia sul corpo del leader Dc aveva accertato come il corpo dell'On. Moro fosse in perfetto stato di salute, non presentava anchilosi muscolo-scheletrica e ciò testimoniava come egli non fosse rimasto costretto in un luogo angusto di soli 3 m x 90 cm per 55 giorni consecutivi. Testimonia in altri termini il fatto che almeno in un periodo il presidente Moro fu tenuto in un covo che non è via Montalcini e tantomeno un'intercapedine ricavata nella parete dell'appartamento individuato e indicato dai terroristi. Quale?
Ho voluto rendere partecipi, quanti leggeranno questo post, di questa curiosità, diciamo, "storica" e che getta una luce particolare su una delle vicende più torbide della nostra storia. Infatti se ammettessimo l'autenticità di questo spezzone di filmato, dovremmo anche ammettere che non tutto delle carte, dei documenti, delle registrazioni e dei filmati nelle mani dei brigatisti che non è stato reso pubblico è andato distrutto, così come affermato dai tribunali, dalle commissioni parlamentari, dai carabinieri e dai brigatisti stessi. Infatti, in merito a questi materiali, si è sempre detto che il "memoriale di Moro" ritrovato nel covo di Via Monte Nevoso a Milano nel 1978 e successivamente nel 1990 sempre nello stesso covo in un'altra famosa intercapedine durante lavori di restauro fosse palesemente incompleto. Gli interrogatori del "prigioniero", a detta dei terroristi, erano stati registrati attraverso un "magnetofono" e poi trascritti. Prospero Gallinari (brigatista partecipante alla strage di via Fani e "carceriere" di Moro) ha affermato di essersi incaricato personalmente della distruzione dei nastri riguardanti gli interrogatori, quindi anche dei nastri video?
Non lo ha specificato. Ma, se questo spezzone presente nel film di Martinelli è autentico, significa che non è così ed esiste ancora qualcuno in possesso di questi materiali, compreso probabilmente l'intero "memoriale", in cui Moro aveva svelato alcuni tra i segreti più scabrosi del potere democristiano in Italia, come la cd "strategia della tensione", la struttura paramilitare e segreta denominata Gladio (Stay Behind) e di chissà cos'altro.
Un'altro mistero nel mistero. Filmati, scritti, lettere, registrazioni audio. Un mistero, quello dell'omicidio Moro, che non finisce mai.
Spero di vedere un giorno la parola FINE, vera, su questa triste vicenda che ha segnato per sempre la storia politica del nostro paese.
(Francesco Salistrari, 2009).
Nessun commento:
Posta un commento