A volte la solitudine è come un rifugio,
una spessa coperta di lana con cui proteggersi dal freddo.
A volte la solitudine diventa un'armatura formidabile
contro i colpi sferrati dalla malizia della gente.
A volte.
La solitudine, sussurratrice di pensieri nella notte,
musa ispiratrice di lettere mai lette,
voce suadente della luna.
A volte.
La solitudine è come un bacio,
lasciato ad asciugarsi sulle labbra,
tenero, infantile, coinvolgente.
A volte.
La solitudine è una maschera di cinismo,
per nascondere il proprio volto al mondo,
celando il vero senso di quello sguardo.
A volte.
Ma solo a volte.
Perchè il più di queste volte,
la solitudine è altro.
È silenzio, è paura, è nostalgia, è angoscia.
È il chiarore della luna che distorce i lineamenti del viso,
è il vento che fa sbattere il ramo di un albero sulla finestra,
è il rumore del tuono in lontananza, simile al borbottio di un demone.
A volte, il più delle volte.
La solitudine è un viso che scruta dal buio,
destando gli incubi infantili,
è una mano gelida che ti accarezza la pelle mentre dormi,
è il suono sinistro di una risata in una strada deserta.
A volte, il più delle volte.
La solitudine è un veleno,
è il sonno della coscienza, è il marchio di Satana,
è sangue rappreso su un muro, testimonianza di dolore,
è sconfitta, è una partita persa ai rigori.
E' pianto, lacrime mai asciugate.
E' ciò che ti prende in giro e si fa beffe di te,
è il calamaio di un notaio che decreta uno sfratto,
è la firma in calce su un certificato di morte.
A volte, il più delle volte.
La solitudine non è una scelta, non può essere una scelta.
Anche se lo sembra.
Non è un destino, ma un caso.
E' l'ennesimo giro storto di una ruota senza ingranaggio.
E' l'ennesima beffa di questa tragedia chiamata vita.
E' l'ennesima burla di un clown senza sorriso.
La solitudine.
Una parola.
Un'esistenza.
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