giovedì 26 novembre 2009

Il senso e lo scopo.


Se si è soli pensare alla morte è più semplice, vivere la vita è più facile.

Le aspettative ed il futuro sono più pesanti quando vicino abbiamo qualcuno.

Soli, si pensa alla morte come ad una conquista, come al raggiungimento dello scopo per il quale siamo nati, appunto morire.

Soli, si pensa alla morte come ad un momento, non ad una tragedia ed il tempo appare meno tiranno, splendido regalo di questa magnifica vita.

Avere qualcuno al fianco, amare, dedicarle la vita, fa della morte uno spauracchio, una tragedia, un venir meno alla propria promessa.

Se si ama si ha paura della morte e del dolore che resterebbe.

Dell'incertezza in cui resta chi sopravvive.

Il paradosso è che tutti siamo nati per morire.

Averne paura è stupido.

Tutti dovremmo essere in grado di comprendere che morire è lo scopo, il fine ultimo dell'esistenza.

Quindi perchè averne paura?

E' più facile vivere da soli perchè siamo codardi.

E' più facile odiare che non amare, perchè la morte ci atterrisce.

Saremmo sicuramente persone migliori se riuscissimo ad accettare la morte e a vivere la vita amando.

Se lo scopo della vita è quello di morire, vivere amando è il modo migliore per arrivare alla morte.

La morte non deve farci paura, ma incoraggiarci ad amare.

Di noi resterà il ricordo e nient'altro.

E solo i destinatari del nostro amore potranno conservarlo con sé.

Amore e Morte.

Il senso e lo scopo.


(Francesco Salistrari, 2009)

martedì 24 novembre 2009

Quella canzone imparata anni fa.


Aspettando il momento di partire,
cullan
do la speranza di riuscire,
cantando una canzone ascoltata anni fa.

Si chiama cuore quello che batte nel petto,
si chiama amore la sua linfa vitale.

Una carezza, un sorriso,
un bacio lanciato al cielo sereno,
un abbraccio rubato,
un sogno regalato alla notte.

Cantando una canzone ascoltata chissà dove,
cullando la speranza di poter ricordare,
aspettando il momento di cominciare a sognare.

Si chiama vita quella che stiamo vivendo,
e amore ciò che le dà un senso.

Una carezza, un sorriso,
un bacio lanciato al cielo sereno,
un abbraccio rubato,
un sogno regalato a chiunque.

Cantando una canzone ascoltata anni fa,
aspettando qualcosa che ci ucciderà.

(Francesco Salistrari, 2009)

lunedì 23 novembre 2009

Vagare.


A volte mi trovo ad affrontare ciò che non vorrei,

ed è per questo che il mio sorriso sfuma ogni qualvolta si affaccia alle labbra.

Mi sento trasportato nei luoghi più lontani dell’emisfero boreale,

ma poi apro gli occhi e vedo la mia stanza.

Per costituzione, sono portato a considerare ciò che mi capita con serenità,

ma è pur vero che a volte mi sento il sangue pulsare più forte.

Vorrei non avere sentimenti,

per evitare di affondare ogni volta nelle loro stupide illusioni.

Vorrei essere libero da ogni freno morale,

per poter guardare il mondo dall’alto in basso, lui che di morale sa ben poco.

Faccio questo ogni volta che mi sveglio,

ma poi mi rendo conto che quelle pie illusioni che mi cullano,

non sono altro che i miei sentimenti e la mia coscienza.

Essenzialmente sono così, libero e scevro da ogni limitazione,

ma in realtà sento i piedi piantati a terra dal piombo delle ingiustizie.

Sento il canto degli uccelli, la voce del vento calmo, e mi cullo con loro;

guardo le stelle nel cielo, osservo il sole con dignità,

bacio la luna come se mi fosse sorella,

guardo negli occhi il ghiro affaccendato, la volpe scaltra e veloce,

ascolto il rumore calmo delle onde, o la voce straripante del mare in tempesta,

mi piago la pelle al gelo della neve, ma riesco solo ad apprezzarne la candida bellezza,

guardo gli occhi della gente e riesco a vivere di loro,

mi commuovo per tutto ciò, ma nessuno vede le mie lacrime.

Vago per il mondo, ma nessuno si accorge di me….


(Francesco Salistrari, 2009)

domenica 22 novembre 2009

Voce meschina.


Voce meschina che mi parla nella testa, stupida coscienza immorale che mi si agita dentro, non hai ragione di tormentarmi con le tue stupide invettive, non hai motivo di giudicarmi con la tua falsa morale.
La tua voce è quella di un prete pedofilo, è quella di un politico corrotto, è quella di un assassino pentito, è quella di un crumiro venduto, è la falsa voce di un popolo che non ha coscienza.
Smettila di tormentarmi e di dirmi chi sono, perché non lo sai, perché non lo so nemmeno io, perché nessuno può sapere chi è se non in punto di morte. Lasciami perdere, addormentati per sempre e smetti di farmi ascoltare i tuoi stupidi giudizi. Non sopporto più di essere giudicato da una banda di meschini come te.
Voce nella mia testa, taci per sempre, perché ormai ho capito che ciò che hai da dirmi non sono altro che le parole che ascolti quando cammino per strada, quando mi affaccio alla finestra, quando guardo la televisione, quando vado al lavoro o in chiesa, quando pago le tasse, quando mi racconti di un mondo che altro non è se non una prigione.
Tu voce sei la mia catena, la mia cella e il mio aguzzino, sei il boia delle mie emozioni, sei colei che mi uccide ogni giorno per farmi rivivere il giorno dopo.
Smetti di parlare. Smettete tutti di parlare.
Il silenzio è quasi sempre una virtù.

(Francesco Salistrari, 2009)

venerdì 13 novembre 2009

Un punto e vado via.*


Metto un punto e vado a capo.

Una virgola e mi riposo. Un punto esclamativo e mi commuovo. Due punti e pretendo di spiegare.

La vita, la morte, non hanno punteggiatura. Scriverne è vano. Ma non insensato. Leggerne è perdere tempo. Ma non avventato.

Punto.

Che non è un'auto che ci porta in qualche posto. Ma un addio.

Virgola. Che non è un ricciolo scomposto sulla fronte. Ma un saluto.

Vita. Che non è una parola. Ma un mistero.

Morte. Che non è un mistero. Ma una tetra realtà.

Le mie parole non dette. Che non sono un vaneggiamento. Ma una perdita di tempo.


(Francesco Salistrari, 2009)


*Estratto da "Le cose non dette".

mercoledì 11 novembre 2009

Amico mio.


Penso a te ed il rimpianto mi collassa. Penso a te ed una lacrima mi attraversa il ventre, penso a te che ti ho allontanato, rivedo il tuo sorriso, la tua affabilità, i tuoi occhi sinceri e la tua simpatia. Sono stato io a cancellarti dalla mia vita, perché non volevo che vedessi la mia meschinità, la mia paura di crescere, perché non scorgessi in me ciò che avresti potuto vedere in te stesso, perché non provassi la mia stessa inquietudine a guardare il cielo e a sentirsi troppo piccoli.
Amico mio, unico e solo della mia vita, mi dispiace averti fatto male, mi dispiace aver inventato mille scuse per tenerti lontano, alimentando la tua rabbia e il tuo risentimento, facendoti credere di avere colpe che non hai.
Amico mio, unico e solo, l’unico che mi ha sempre capito, l’unico che ha sempre intuito i miei pensieri, che ha sempre condiviso le mie gioie e le mie passioni, l’unico che ha davvero saputo apprezzare quello che ho dentro. Perdonami per il male che ho fatto e detto, perdona se puoi questo bimbo che non vuol diventare uomo. Perdonami se ho paura del mondo e di quello che mi nasconde, perdona la mia paura di vivere. Perdonami se non ho mai avuto paura di morire.
Amico mio, se ora non ci sei, è solo perché non ho voluto farti guardare il precipizio insieme a me.
Spero un giorno avrai la forza ed il coraggio di capire, magari solo guardandomi negli occhi. Come hai sempre fatto, anche quando non c’era nulla da capire.

(Francesco Salistrari, 2005)

martedì 10 novembre 2009

Compostamente educate.



Ti aspetti sempre qualcosa,

dai perchè dai però.

E sei lì, angelo nel cielo,

viso tra la folla,

sogno nel sonno.


Apri gli occhi e tutto cade,

tutto precipita,

nel mare dell'ego.


Cerchi e non trovi,

e qualcuno trova in te, qualcosa che non hai.

Vuoi o non vuoi vivi.

Vuoi o non vuoi muori.

Angelo nel cielo,

viso tra la folla,

sogno nel sonno.


Hai un senso di vago sentore di qualcosa,

nei perchè nei però.

Sempre, ogni volta, ogni dove.

Come un'ombra che ti segue,

felina, tra le luci.

Apri gli occhi e ogni cosa è lì,

in ordine,

compostamente educata.


Guardi visi che ti guardano,

odori che non vedi, qualcosa che non sai.

Sai o non sai è sempre meglio non sapere.

Vuoi o non vuoi vivi.

Sonno nel sogno,

folla tra i visi,

uomo tra gli uomini.


Perdi cose che non trovi,

trovi cose che non hai perso,

tra le tue risposte, tra le tue domande,

nella tua rubrica, sulla tua bacheca.

Tra i saldi di fine stagione.

In ordine,

compostamente educate.


(Francesco Salistrari, 2009)

lunedì 9 novembre 2009

Schizofrenie d'amore.


Dolce abbraccio gentile.
Amore carnale, passionale, disperato.
Dolce carezza di notte.
Amore speciale, disordinato, surreale.
Dolce, dolce, dolce,
sollievo del cuore, dell’anima.
Dolce, dolce, dolce,
passione d’amore, passione irreale.
Sento le dita graffiarmi la pelle,
sento la lingua passarmi sul collo,
sento le gambe stringersi alle mie…
Sento il tuo respiro sul collo,
i tuoi occhi incollati ai miei,
sento la tua voce soffusa in un vento.
Amore, dolce, carnale, passionale,
mi sono sciolto nel tuo abbraccio,
ed ora mi sento perduto.
Aiutami a lasciarti,
mostrami subito il tuo viso roso dai vermi,
le tue orbite infossate e senza luce,
mostrami subito ciò che diventerai.
Ora sei giovane e bella,
attraente e sinuosa,
ma un giorno diventerai vecchia e cadente,
sporca e maleodorante,
dispettosa e indisponente...
Per cui, dolce amore
Aiutami a guardarti,
aiutami a perdonarti e a lasciarti.
Lo chiedo a te,
amore,
che sei l’unica che non sarà mai capace di ascoltarmi.

(Francesco Salistrari, 2007)

venerdì 6 novembre 2009

Follia.


Mi sento come se avessi un vuoto nello stomaco, e non so il perchè. Non sono i miei "vorrei" o i miei "farò", è qualcosa di più, è come se ci fosse qualcosa che non colgo, in fondo alle mie aspirazioni o agli obblighi non rispettati. E' come se avessi squarciato per una attimo il velo di un'altra dimensione, ne avessi sbirciato uno scampolo e poi fossi ritornato alla realtà. Adesso sento di non riuscire più a dare la stessa importanza alle cose, a dare senso alla vita, alla nostra vita, ed ogni cosa perde i suoi contorni, sfuma in qualcosa di indistinto che non si può accettare, non si può più giustificare.

Ho guardato per un secondo un altro mondo e ho perso la mia verginità nei confronti del nostro.

Sono diventato sospettoso di tutto e tutti, leggo malizia in ogni angolo, vedo ipocrisia in ogni sguardo, anche guardando lo specchio, sento la puzza delle illusioni. Vedo ciò che gli altri non vedono, di cui non si accorgono, ma non ne ho paura, perdo solo fiducia nelle cose del mondo, non capisco nè voglio più capire tante storture, nè mi interessa combatterle, perchè è come se lo reputassi inutile, vano, senza importanza, non mi interessa più comprendere i meccanismi del nostro stare assieme, nè pensare al modo per farlo meglio. Non ha più senso ormai dal mio punto di vista sprecare del tempo a combattere contro i mulini a vento, ma forse l'unica cosa importante è rimandare il dolore. Aspettare di star male lottando contro l'ineluttabile non ha senso. Forse è meglio stare fermi ad aspettare, fino ad annoiarsi, fino a perdere il senso delle cose, stordirsi per non pensare, pensare e non agire, agire ma senza fare molto. Aspettare di soffrire e forse morire, senza sapere neppure perchè.

Che senso ha affannarsi fino a distruggersi per poi morire ugualmente? Che senso ha dare tutto se stesso per qualcosa di irrealizzabile, perchè illudersi di essere amato quando non è vero? Perchè amare fino alla follia, quando poi svanisce tutto?

Stare fermi, attendere il momento, significa essere rivoluzionari.

La realtà non può essere capita, se non attraverso la follia.


(Francesco Salistrari, 2005)


martedì 3 novembre 2009

Le cose che già sapete.


Vorrei scrivere fiumi di parole e condensare in esse il significato dell'esistenza.

Vorrei descrivere con forme taglienti i sentimenti che si agitano nell'animo umano e colorarle d'arcobaleno.

Vorrei saper dire le parole giuste per ogni singolo essere umano della terra, toccargli il cuore e renderlo felice. Vorrei essere utile al mondo, pur solo scrivendo, cantando la canzone della vita come solo pochi sanno fare.

Vorrei descrivere i sogni della gente ed essere in grado di farli avverare, pur solo per un attimo.

Vorrei parlare dell'animo umano e conoscerne i segreti, incuriosendo, solleticando, pungolando.

Vorrei poter essere in grado di parlare al vento e far giungere la mia voce il più lontano possibile.

Vorrei poter parlare al cielo e riceverne risposta.

Vorrei riuscire a descrivere il colore di un'emozione e darle il nome che mi piace.

Vorrei scrivere di tempeste e di schiarite, di uragani e di giornate di sole, di morte e di solitudine, di noia e di passione, d'amore e di tristezza, con la commovente semplicità di un bambino.

Vorrei poter guardare negli occhi di mio padre ed essere fiero di me stesso.

Vorrei poter guardare l'orizzonte ed esser sicuro che aldilà di esso ci sia qualcosa.

Vorrei poter toccare con un dito l'arcobaleno e regalare a chi mi legge le stesse emozioni.

Vorrei poter vedere con gli occhi di un uccello e regalare la mia visione a tutti quanti, senza chiedere nulla in cambio.

Vorrei vorrei vorrei.

Sarei capace di ogni cosa se la mia mano fosse mossa da magia, se il mio cuore fosse sostenuto da incantesimo, se i miei occhi fossero accesi da meraviglia.

Sarei capace di guardare le cose e regalarne ad ognuno, se la mano non tremasse, se il cuore non fosse pavido, se il sole nascesse con le stelle.

Vorrei capire ogni cosa e spiegarla agli altri. Vorrei essere il maestro più bravo, l'allievo più promettente, il bidello che pulisce. Vorrei essere il camionista annoiato, il banchiere sommerso dai numeri, il poliziotto dalle scartoffie. Vorrei essere il clown del circo e far ridere i miei bambini, regalare a tutti un sorriso e averne in cambio un applauso. Vorrei essere il bimbo che ride e la madre contenta, il delinquente di strada e l'ubriacone del bar.

Vorrei essere tutti e nessuno. In un attimo. Che si allunghi per sempre.

Solo così sarei in grado di vedere, di comprendere, di accettare, il mondo e le sue leggi. Solo così sarei capace di regalare a tutti un attimo di verità. Solo così potrei essere in grado di scrivere davvero.

Spero vi accontentiate semplicemente di me, che scrivo per voi e per nessun'altro. Che non posso comprendere il mondo e capire le emozioni, comprendere l'uomo e l'anima sua, toccare il cielo e parlare dalle nuvole, scrivere e dimenticare.

Spero vi accontentiate semplicemente di me. Così come sono.

Che scrivo di cose che già voi tutti sapete.


(Francesco Salistrari, 2009)

Cosa sarà.


Sento gli scrosci di pioggia, furiosi, come se avessero qualcosa da recriminare. Sento il rumore della pioggia e mi sciolgo insieme ad essa, simile a sale.

Provo a ricordare, a ripercorrere una strada, un passaggio, un momento, ma non ci riesco, sono come impedito da una mano invisibile che mi tiene legato.

Ma cosa sarà?

E intanto fuori i lampi e i tuoni si inseguono, come piccoli giocosi. E la pioggia cade bagnando il mondo col suo pianto sincero.

Vorrei parlare, pensare, sperare, sognare. Ma non mi è concesso, non oggi almeno. Non in questa giornata di pioggia.

La pioggia mi riporta ad un'insolita solennità e ad un contegno che non sono miei, vicino, troppo vicino, alla noia. Cosa sarà? Perchè non posso capire il segreto di questa esistenza grama, di questo corrersi intorno senza trovarsi, troppo simili a bambini che giocano a nascondino senza saperlo. Perchè non posso spiegare cos'è questa sensazione, quest'emozione senza tempo che mi si agita dentro. E' come provare rabbia, con un formicolio alla base del collo, senza consistenza. Non so e provo a capire. Come tutti in fondo.

La pioggia cade ed il tempo va e penso alle persone per strada, rannicchiate sotto gli incerti ripari, disperatamente aggrappate a quel poco di asciutto che rimane. Penso a chi non ha casa, non ha amici, non ha futuro. E forse comprendo cos'è questa sensazione d'angoscia che mi scuote.

Guardo dalla finestra il mondo scuro e vedo solo tetti, finestre.

Il calore della stanza mi avvolge come una coperta e la pioggia di fuori sembra solo un'immagine in tv, ma non per tutti è così. Perchè per alcuni la pioggia è una sventura. Mentre per molti è solo un gioco. O al massimo una seccatura.

Ascolto i rumori del mal tempo, ma non riesco ad amarli. Non oggi, almeno.

Non posso non pensare ai brividi di freddo di un bambino, alla sua pelle come buccia d'arancia, alle sue labbricine violacee.

E' forse questa la mia angoscia.

Ne scrivo per condividerla con voi. Per non essere solo, almeno per un attimo, a maledire questo tempo.


(Francesco Salistrari, 2009)

lunedì 2 novembre 2009

F(o)iglio mio.


Quante volte questo foglio si è colorato di nero!

Il colore delle mie paure, delle mie angosce, dei miei tormenti più reconditi.

Quante volte esso è diventato il mio confidente,

il mio amico più sincero a cui raccontare i miei segreti.

Mi ha fatto compagnia durante le notti trascorse nella paura del buio e del domani,

mi ha accompagnato nei momenti più tristi ed in quelli più belli,

mi ha permesso di guardare al futuro con occhi meno ostili,

di pensare ai giorni a venire con meno angoscia.

Foglio dell'anima mia,

pergamena dorata persa nel tempo,

un giorno sarai solo tu a testimoniare in mio nome.

Quel giorno ci sarai solo tu

e sarai l'unica cosa che non morrà insieme a me.

Lo faranno i miei ricordi e le mie illusioni,

la mia anima ed il mio corpo,

la mia mente e le mie emozioni,

i miei sentimenti e le mie paure.

Insieme a me morirà ogni rimpianto ed ogni rimorso,

spazzati nel vento come inutili foglie cadute,

perduti nel tempo, senza pietà.

Resterai solo tu,

figlio mio.

Non resterà altro di me che ciò che hai da dire.


(Francesco Salistrari, 2005)

sabato 31 ottobre 2009

Luci nel cielo.























Luci nel cielo.

Un fenomeno davvero strano. Che interessa tutto il mondo.

E' un fenomeno di cui si ha testimonianza ormai da oltre cinquant'anni e che ha interessato tutti i paesi del mondo più o meno costantemente nel corso degli anni e che nell'ultimo decennio ha assunto proporzioni davvero impressionanti. Sono migliaia e migliaia i casi accertati, documentati, fotografati, filmati e le testimonianze non si contano più.

Nell'ultimo anno gli avvistamenti di queste strane luci in formazione sui cieli delle nostre città sono davvero tanti e ancora inspiegati.

Il governo, i governi, tacciono. Non esistono dichiarazioni ufficiali in merito. Non si sa in altre parole se si tratta di esperimenti, del test di qualche arma o ritrovato tecnologico militare particolare. Il riserbo in merito appare assoluto e aldilà di qualche sporadico caso (Mexico City, Santiago del Cile ecc.) in cui a osservare le strane luci nel cielo sono stati contemporaneamente milioni di cittadini, neanche i mezzi di informazione ne parlano e questo non può far altro che indurre a pensare ad una una volontà politica precisa a glissare sull'argomento. Naturalmente i più strenui sostenitori del contattismo parlano di UFO, di alieni, navette madri, sonde esplorative, messaggi, prossima venuta. L'entusiasmo e le emozioni messianiche di milioni di persone nel mondo stanno lentamente contagiando un po' tutta la società, anche i più scettici, perchè ormai ad aver visto questi strani oggetti nel cielo, bisogna dirlo, sono davvero in tanti. Compreso il sottoscritto che qualche giorno fa è stato testimone di uno di questi fenomeni sui cieli della propria città (Cosenza, ndr). Ma le domande senza risposta sono ancora davvero troppe e soprattutto non c'è una posizione ufficiale condivisa da parte delle istituzioni internazionali, dei governi mondiali e la cosa appare davvero strana.

Infatti se assumiamo la natura sconosciuta di queste luci, tale natura potrebbe configurarsi come una messa in discussione della sicurezza globale. Il fatto che nessun governo, nessun organismo internazionale, abbia mai dichiarato nulla in merito appare abbastanza grave, senonchè sospetto. Se infatti dovessimo accettare che questi fenomeni sono riconducibili ad una qualche attività connessa ad una civiltà extraterrestre, cosa dovremmo aspettarci? Siamo in pericolo? Quali sono gli scopi di questa presunta civiltà?

Urge quindi una chiarificazione mondiale nel merito ed una dichiarazione condivisa da parte delle istituzioni preposte alla sicurezza dei cittadini. L'assoluto riserbo mostrato invece da parte di queste ultime in tutti questi anni risulta quantomeno problematico.

Queste luci, che si dispiegano in cielo simili a stormi coordinati di uccelli, che appaiono sia di giorno che di notte e in numero anche molto elevato, possono rappresentare una minaccia? Non lo sappiamo. E se non è una minaccia extraterrestre, potrebbe configurarsi altresì come una minaccia terrestre? Si tratta di un qualche tipo di arma che qualche governo sta sperimentando a nostra insaputa? E se si, di cosa si tratta realmente?

Nel 1997, altro anno indimenticabile in quanto a numero di apparizioni di oggetti non identificati nei cieli di tutto il mondo, una dichiarazione in merito c'era stata. Ed era stato il Presidente degli Stati Uniti stesso a pronunciarsi. Bill Clinton aveva allora rassicurato il mondo dichiarando che gli strani fenomeni visibili in cielo erano riconducibili agli esperimenti relativi allo Scudo Spaziale americano.

Ma oggi? Ufficialmente il progetto dello Scudo Spaziale è fermo. Bloccato dalla burocrazia internazionale e dalle pressioni degli altri paesi sugli USA, nonché dalla stretta economica che stiamo vivendo. Allora a cosa dovremmo ricondurre questi fenomeni?

Nessuno sa rispondere. Nessuno parla. Nessuno sa. Tutti però vedono.

E se queste luci nel cielo sono il messaggio di una civiltà non terrestre, le implicazioni per la nostra concezione dell'Universo, per la Scienza, per la Religione, per la Cultura, per la Società nel suo complesso, sarebbero impressionanti.

E' forse questa la ragione per la quale nessuno parla e tutti fanno finta di non vedere.


(Francesco Salistrari, 2009)

Se solo lo volessi.


Saresti il mio sogno ad occhi aperti. Se solo lo volessi.
Saresti la luce guida del mio cammino. Se solo lo chiedessi.
Daresti un senso a tutto il mondo. Se solo lo pretendessi.
Dolce gioco d’amore. Sei tu la mia vita.
Quella che non riesco a vivere. Quella che mi è impedito di vivere.
Dolce gioco di passione. Tu, che dai senso alla bellezza.
Tu che dai vita alla morte. Tu che detieni il potere del mio cuore.
Dolce canto di primavera. Desti in me il sole, seppur sia notte.
Amore ciclamino. Regala ancora all’anima mia un ansito di vita.
Saresti la dea della notte e della passione. Se solo ne avessi coraggio.
Danzeresti per me intorno al fuoco. Se solo lo chiedessi.
Regaleresti un sogno a questa notte. Se solo cominciassi a dormire.
Faresti rinascere la vita. Come madre misericordiosa.
E morirei per te. Se fossi tu a chiedermelo.

(Francesco Salistrari, 2006)

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