
Il
mondo è consumato dalle proprie contraddizioni, la più evidente
delle quali è l'assoluta incapacità dei più a comprendere che
viviamo in un inganno denominato economia
di libero mercato.
All'interno
di questo inganno rientrano parole vuote come libertà e democrazia,
nei loro stessi principi, assolutamente incompatibili con la libertà
di merci e capitali di circolare liberamente, con la stratificazione
sociale strutturale, con il sistema monetario in quanto tale, con la
privatizzazione massiccia di tutti i settori economici.
L'individualismo
e l'egoismo, mossi dall'interesse economico, rappresentano, nel lungo
periodo, la fine della società e del vivere associato. In varie
forme, viene soppiantata la solidarietà sociale dalla competizione
latente (e patente) dei vari attori sociali, il tutto sotto il dogma
smithiano dell'interesse personale come motore del benessere.
La
nostra società è figlia di un dogma
religioso e metafisico che
fa della compassione, dell'altruismo, della cooperazione e del
sostegno reciproci il più delle volte delle debolezze da eliminare
per porre al primo posto l'interesse economico come principale
veicolo del benessere e della prosperità sociali, stravolgendo in
maniera deleteria la scala dei valori condivisi. Il mero esercizio
intellettuale di considerare per sua natura l'uomo come “essere
economico” (homo
oeconomicus)
è un'aberrazione ideologica che distorce i bisogni umani e li relega
in secondo piano rispetto all'accumulazione di ricchezza e di beni
materiali.
La
società del consumismo,
dominata dal flusso monetario, trasmuta il significato di felicità
in quello di possesso materiale e quello di libertà in semplice
scelta di consumo, e questi principi sono talmente radicati nelle
moderne società da risultare introiettati dal senso e dall'uso
comuni. Viviamo in un mondo in cui la distorsione mostruosa della
gerarchia dei valori significa, in ultima analisi, involuzione e
non evoluzione.
Un
sistema che accantona innovazioni tecnologiche e risorse umane e
sociali perchè incapaci di generare profitto, che garantisce immensi
e ingiustificati sprechi di energia, risorse e vite umane, che genera
conflittualità sociale, diseguaglianza nell'accesso alle risorse e
nella redistribuzione della ricchezza socialmente prodotta, che
genera disparità ed esclusione sociale, che alimenta corruzione,
criminalità e violenza, che si manifesta in comportamenti sociali e
produttivi del tutto ambienticidi, che pone, in ultima analisi, il
profitto al di sopra della vita stessa, è un sistema
assolutamente inauspicabile e
che non può in nessun modo rappresentare una valida, razionale,
efficiente ed equa organizzazione delle società umane. Considerare
il sistema economico-sociale nel quale viviamo come una tappa
positiva dell'evoluzione umana è una mostruosità semantica,
antropologica, scientifica, morale e razionale inaccettabile. Chi, a
vario titolo, la perpetua, la giustifica e la incentiva, è
corresponsabile dell'inganno sociale autodistruttivo potenzialmente
più devastante della storia dell'umanità.
La
distorsione profonda e la corruzione intrinseca delle più empatiche
manifestazione dell'essere umano determinate dall'organizzazione
sociale ed economica dominante, è un freno
all'evoluzione e
alla piena realizzazione delle qualità umane e rappresenta
una minaccia concreta
alla sopravvivenza della nostra specie e di molte altre forme di vita
sul nostro pianeta. Negare questo, negare la distruttività del
sistema produttivo mondiale fondato sul profitto economico, negare lo
scellerato uso di risorse mondiali finite considerandole alla stregua
di semplici fattori produttivi slegati dall'equilibrio complessivo
del pianeta, considerare l'essere umano e le sue esigenze vitali,
sociali e psicologiche come se fossero sganciate dal più generale
contesto bio-ecologico della Terra (o ecosistemico), è un errore
imperdonabile e sintomo di una miopia
collettiva aberrante
e tendenzialmente e inevitabilmente distruttiva.
Alle
fondamenta di questo complesso architettonico di schiavitù
umana,
c'è il sistema monetario, tra tutti gli altri, l'inganno più
incredibile e paradossale.
E'
la vita stessa, in questo meccanismo infernale, a perdere di valore e
assumere forma di mera
merce.
Ma
l'inverosimile dove si cela?
Si
cela nel fatto, assurdo e apparentemente inspiegabile, che l'1% della
popolazione mondiale (che detiene il 40% della ricchezza complessiva)
riesce ad imporre il
proprio dominio, la propria cultura, le proprie regole, al restante
99% attraendo e generando complicità
e partecipazione a
tutti i livella della gerarchia sociale. Tanto da condizionare la
stragrande maggioranza della società fino a farla diventare essa
stessa difesa
e baluardo del
sistema, delle sue distorsioni e diseguaglianze, delle sue nocività
socio-ambientali, dei suoi paradigmi economici, annichilendo e
vezzeggiando qualsiasi forma di opposizione e di elaborazione
alternativa di modello sociale ed economico. Lo strumento della
lusinga rappresentata dal denaro, presentato (e considerato) come
unico mezzo di riscatto sociale, come unico mezzo per la
perpetuazione dell'esistenza, come valore fondante la stragrande
maggioranza delle relazioni sociali, come incentivo unico e
impareggiabile per l'agire e l'inventiva umani e l'innovazione
tecnica e culturale, è una fiaba dell'orrore che imprigiona l'essere
umano all'interno di un meccanismo innaturale e controproducente,
una gabbia
ideologica che
condanna l'umanità alla sofferenza e al conflitto perpetui.
Il
sistema capitalista di libero scambio e di libero mercato,
rappresentato nell'epoca attuale da quella variante nota
come liberismo
economico,
si presenta come sistema complessivo di valori e di comportamenti
sociali tendenzialmente autolesionistici e autodistruttivi, capace di
deviare e di corrompere fin
nelle proprie fondamenta le inclinazioni e le attitudini più
preziose della natura umana.
Il
sistema di potere innestato sul circuito dei flussi monetari
(finanza) è una dittatura
mondiale che
incatena la società intera alla schiavitù del denaro e garantisce
la sopravvivenza, la perpetuazione e l'estensione storicamente (e
sostanzialmente) ininterrotta dei privilegi e delle prerogative
delle èlites dominanti.
Il
dato, storicamente affermatesi, che tale sistema ciclicamente entri
in crisi, analizzato in vario modo e da vari versanti, definito nelle
più svariate maniere, non muove di un solo millimetro il fatto che
tale sistema ha un solo modo per perpetuarsi (e con esso perpetuare
la dominazione di specifiche elites o classi sociali sul resto del
corpo sociale): la guerra
sistemica e generalizzata.
Guerra che assume il carattere di “azzeratore” di situazioni
sociali, di infrastrutture, di ricchezza materiale, di capitali e di
vite umane (diminuzione della popolazione) al fine di permettere una
nuova accumulazione capace di ri-garantire la ripresa economica e
produttiva di beni, servizi e infrastrutture, dinnanzi a
quell'inceppamento ciclico del meccanismo economico sotteso alla
costruzione sociale stessa.
Il
dato sconcertante è che la guerra viene vissuta dalla stragrande
maggioranza della popolazione come qualcosa di inevitabile, o
giustificato dall'emergere di interessi lesivi di prerogative
nazionali o continentali, o razziali, o di gruppi sociali
storicamente e contingentemente individuati. Quello che non viene
colto è che la guerra generale causata dal disfacimento del sistema
economico (quando esso giunge al “punto critico di saturazione”)
è altresì il metodo “naturale” del sistema per
l'autoperpetuamento ed è utilizzato dalle classi dominanti
(responsabili del disfacimento stesso) per mantenersi saldamente al
timone della società.
L'elemento
rappresentato dalla Guerra, per altro perpetuamente presente anche in
epoche di “pace relativa”, è attualmente da considerarsi,
analizzati gli armamenti esistenti sul pianeta ed in possesso delle
varie potenze militari, una gravissima ed ulteriore realistica
minaccia alla
sopravvivenza stessa della stragrande maggioranza della popolazione
mondiale, in questo caso nel breve periodo. L'irrazionalità
intrinseca ai meccanismi di composizione degli interessi egemonici
delle potenze militari ed economiche presenti sullo scacchiere
mondiale, l'estrinseca fragilità del sistema economico nella fase
attuale e la spirale incontrollabile delle dinamiche potenzialmente
esplosive individuabili nel circuito dei flussi monetari, sono
ulteriori spie di allarme per la società nel suo complesso e mettono
a serio rischio non solo le libertà e i diritti fondamentali dei
popoli (quelli che almeno formalmente li posseggono), ma lo stesso
vivere associato dell'umanità su questo pianeta.
Le
leve incrociate della tenaglia che stritolano l'umanità stanno
stringendosi sempre più.
Fare
finta di niente e non rendersi conto del baratro sul quale l'umanità
si barcamena, trincerandosi dietro posizioni dogmatiche
caratterizzate da equilibrismo ideologico e culturale, allo stato
attuale, non è altro che l'espressione (consapevole o meno) di
corresponsabilità e collusione con uno dei più grandi crimini della
storia dell'umanità.
Queste
poche, fugaci e disordinate considerazioni ed espressioni di
principio, vogliono solo essere uno spunto alla riflessione e un
incentivo all'approfondimento.
(Francesco
Salistrari)
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