In Italia, in Spagna, nel mondo arabo, nel Mediterraneo, stiamo assistendo ad un fenomeno molto particolare. Assistiamo alla nascita di movimenti spontanei di protesta sganciati completamente dai partiti.
Movimenti a-ideologici, a-partitici, a-politici. E tutti reclamano un futuro.
Il Movimento 5 Stelle, il Movimento 15M spagnolo, i giovani del marghreb, i giovani libici. Movimenti di precari, di senza lavoro, studenteschi.
C'è un filo comune?
Credo proprio di si.
E il filo comune non è tanto negli slogan, nelle proposte, nelle modalità della formazione del dissenso, nelle modalità organizzative. Il filo comune è rappresentato dal fatto che inconsapevolmente tutti questi movimenti mettano in discussione l'intero modello di sviluppo economico e sociale del mondo della globalizzazione e della finanza. Il mondo delle banche. Del credito e del debito degli stati. Delle monete uniche e del signoraggio monetario.
Tutti questi movimenti sono accomunati da una condizione comune. Che è quella della percezione, ancora non perfettamente esplicata, che qualcosa nel modello di sviluppo che ci è stato proposto si è irreparabilmente rotto.
In altre parole a questi movimenti manca la consapevolezza degli obiettivi che dovrebbero porsi.
Perchè parlare di precariato come condizione esistenziale, senza però legare a questo una proposta per un modello del mercato del lavoro completamente diverso, significa solo lamentarsi e basta. Ed un modello del mercato del lavoro diverso, presuppone anche un modello industriale-produttivo diverso. Ed un modello industriale-produttivo diverso, presuppone un modello di distribuzione della ricchezza diverso.
Allora il punto qual'è?
Il punto è che il liberismo come sistema economico ha completamente fallito.
Il capitalismo in crisi ha ampiamente dimostrato di non essere compatibile né con il benessere complessivo dell'umanità, né sostenibile da un punto di vista ecologico.
Il punto è che è necessaria una elaborazione alternativa di società e di modello economico. E questo per la semplice ragione che l'idea del capitalismo a crescita illimitata è sostanzialmente una stronzata. Non si può continuare a credere che un sistema possa crescere ad infinitum e su questo basare le economie e gli apparati produttivi degli stati. E' una bufala pazzesca. E' la rappresentazione di un malato mentale.
La mia idea è che tutti i movimenti sociali che in qualche modo mettono in discussione questo modello di sviluppo, anche da prospettive diverse, debbano assolutamente trovare il proprio trait d'union nella ricerca di una elaborazione comune per una proposta alternativa di società.
Continuare a lamentarsi delle proprie condizioni di vita e di lavoro, dello sfruttamento del lavoro o dei disastri ambientali, delle storture giudiziarie o degli inganni della finanza o delle banche, continuare a gridare contro qualcuno o qualcosa, serve veramente a poco. Che si abbandonino i propri pulpiti e si scenda in piazza insieme per una nuova stagione di consapevolezza e di proposta politica.
Quello che manca è la prospettiva.
La prospettiva di un mondo diverso. Alternativo.
E' questo di cui abbiamo bisogno.
Inconsapevolmente chiediamo tutti la stessa cosa, senza avere la pretesa di farlo sul serio.
(Francesco Salistrari)
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